Google si è data come obiettivo il reintegrare la maggior parte dell’acqua consumata entro il 2030, ma per adesso, secondo i dati dell’ultimo report è solo al 6%.
Poiché Google non ha il potere di “produrre acqua”, queste reintegrazioni sono perlopiù strategie per la conservazione dell’acqua nelle località in cui c’è maggiore scarsità. L’idea comprende la creazione di progetti per migliorare la salute dei bacini idrografici, intervenendo positivamente sulla qualità dell’acqua e sull’accesso dell’acqua per le comunità e la biodiversità.
Un’azienda così grande deve adoperarsi necessariamente per operare verso una maggiore sostenibilità ambientale e probabilmente avrebbe dovuto attivarsi molto prima. In questi anni continua a creare nuovi prodotti, ad aumentare i guadagni, ma tuttavia pare non investirli come aveva promesso.