In un contesto che sembra tratto da un film di fantascienza, gli scienziati stanno affrontando una realtà inquietante: il risveglio di virus e batteri antichi, rimasti in silenzio per migliaia di anni nel terreno perennemente ghiacciato delle zone Artiche, il permafrost. Questo fenomeno è dovuto al surriscaldamento globale, che potrebbe scongelare batteri che si ritenevano estinti.
Questo viaggio nel tempo di microrganismi potenzialmente pericolosi, capaci di diffondere nuove malattie, con conseguenze sulla salute umana e sugli ecosistemi, è una delle possibili conseguenze dei cambiamenti climatici. La ricerca, pubblicata sulla rivista Plos Computational Biology e condotta da Giovanni Strona, del Joint Research Centre della Commissione Europea, indica che è sufficiente il risveglio di una percentuale molto piccola di microrganismi potenzialmente pericolosi per causare danni significativi.
Il gruppo di Strona ha riprodotto al computer l’evoluzione di virus antichi
che cominciavano a infettare comunità di batteri, confrontando gli effetti prodotti da particolari specie su altre. I risultati indicano che, se risvegliati, gli antichi microrganismi aggressivi potrebbero facilmente sopravvivere ed evolversi e, di questi, il 3% potrebbe diventare dominante.Un esempio di questa “resurrezione” è un nematode microscopico femmina che ha trascorso gli ultimi 46.000 anni congelato nel permafrost siberiano. È stato rianimato e ha iniziato ad avere figli in una capsula da laboratorio. Questo fenomeno, chiamato criptobiosi, è un processo in cui alcune creature microscopiche sono in grado di mettere in pausa la vita per sopravvivere in ambienti difficili, rallentando il loro metabolismo a livelli non rilevabili.
Questi risvegli di organismi antichi rappresentano un rischio importante per la salute umana e per gli ecosistemi. Gli scienziati stanno lavorando per comprendere meglio tali fenomeni e per sviluppare strategie per mitigare i potenziali rischi.