L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha imposto a WINDTRE una sanzione di oltre 460mila euro per aver applicato costi di disattivazione della rete fissa non conformi alle normative. Questi prezzi, applicati negli ultimi anni, hanno comportato un esborso maggiore del dovuto per i clienti. La questione è emersa a seguito di diverse segnalazioni da parte di clienti che lamentavano costi eccessivi e ingiustificati a seguito della cessazione del contratto.
WindTre: l’enorme errore dell’operatore
La delibera AGCOM n. 487/18/CONS, pubblicata nel 2018, aveva stabilito una regolamentazione delle spese previste in caso di disattivazione o dismissione della linea, con l’obiettivo di tutelare i clienti e impedire l’applicazione di costi immotivati da parte dell’operatore. Questa stabilisce che le spese di recesso devono essere commisurate al valore del contratto e ai costi realmente sostenuti per la dismissione della linea o per il trasferimento del servizio.
Tuttavia, WINDTRE ha applicato costi di recesso e trasferimento delle utenze non in linea con la citata delibera e ritenuti non giustificati. Questo ha portato all’avvio di un procedimento sanzionatorio da parte dell’AGCOM, culminato nella multa imposta all’operatore. Nonostante WINDTRE abbia presentato una proposta di impegni per risolvere la questione, l’AGCOM ha ritenuto la proposta inammissibile. L’operatore ha infatti proposto di applicare un costo unico di disattivazione per tutte le linee fisse, indipendentemente dalla data di attivazione dell’offerta e dalla tecnologia. Tuttavia, l’AGCOM ha sottolineato che, in molti casi, questo costo sarebbe superiore a quello previsto dalla delibera 487/18/CONS.
Insomma, l’AGCOM ha ritenuto che WINDTRE abbia violato le normative in materia di costi di disattivazione, imponendo ai clienti costi superiori a quelli previsti. Ciò ha portato alla sanzione di oltre 460mila euro imposta all’operatore.