L’obsolescenza programmata è un concetto che ha guadagnato notorietà negli ultimi anni, soprattutto in relazione ai dispositivi elettronici come gli smartphone. Questa pratica, nata con l’avvento della società dei consumi, riguarda la pianificazione intenzionale di un ciclo di vita limitato per un prodotto, spingendo i consumatori a sostituire i loro dispositivi dopo un determinato periodo di tempo.
Molti di noi hanno sperimentato la frustrazione di vedere il proprio smartphone iniziare a funzionare male o diventare obsoleto dopo solo 2 o 3 anni di utilizzo. Questo non è un caso, ma il risultato di una strategia deliberata da parte dei produttori. L’obiettivo è spingere i consumatori ad acquistare nuovi modelli, generando così un continuo ciclo di consumo e di spesa.
Uno degli aspetti più controversi dell’obsolescenza programmata riguarda gli aggiornamenti software. Mentre questi dovrebbero teoricamente migliorare le prestazioni e la sicurezza dei dispositivi, spesso risultano in un rallentamento dei vecchi modelli, rendendoli quasi inutilizzabili. Questa pratica ha portato a sanzioni e multe per grandi aziende come Apple e Samsung.
Un altro problema legato all’obsolescenza programmata è la difficoltà di riparare gli smartphone moderni. Molti dispositivi sono progettati in modo da rendere complicata, se non impossibile, la loro riparazione. Questo spinge i consumatori a sostituire interamente il dispositivo piuttosto che ripararlo. Tuttavia, alcune iniziative stanno cercando di contrastare questa tendenza, come l’introduzione di indici di riparabilità.
L’obsolescenza non riguarda solo l’hardware o il software, ma anche la percezione del consumatore. L’obsolescenza percepita si verifica quando un prodotto viene visto come fuori moda o non più desiderabile, anche se funziona perfettamente. Le conseguenze sono gravi sia dal punto di vista economico che ambientale. Ogni anno, miliardi di smartphone diventano rifiuti, con solo una piccola percentuale che viene effettivamente riciclata. Ciò comporta non solo un impatto ambientale, ma anche la perdita di risorse preziose. Ad esempio, gli smartphone contengono metalli rari come il coltan, la cui estrazione è costosa e ha gravi ripercussioni ambientali e sociali.