Domani è finalmente il giorno tanto atteso per i cinema italiani, nelle sale arriva infatti il nuovo capolavoro di Christopher Nolan che narra le vicende del fisico Robert Oppenheimer, pioniere della fisica che contribuì in modo decisivo alla nascita della bomba atomica, la quale segnò un punto di svolta nella seconda guerra mondiale, portando alla resa incondizionata del Giappone, colpito nell’anima dalle bombe di Hiroshima e Nagasaki.
Il film dunque arriva con un mese di delay rispetto al resto del mondo, ma porta con se tantissime aspettative, dal momento che secondo chi l’ha già visto, rappresenta la punta di diamante di Nolan, che perfettamente inquadra una bivalenza tra il dramma storico ed il dramma umano, con Oppenheimer che ha dato all’uomo una pace voluta ma ad un costo che nemmeno l’uomo stesso è in grado di comprendere a pieno, fato di un potere che forse l’essere umano non dovrebbe avere nelle proprie mano, il potere atomico.
I segreti del film
Il regista Nolan si è detto da sempre affascinato dalla storia del fisico Robert Oppenheimer, dal conflitto interiore che lo ha colpito e dalla paura all’interno del progetto Manhattan che, eseguendo il Trinity Test, si potesse incendiare l’intera atmosfera distruggendo il mondo, paura che comunque non fermò gli scienziati che, premettero il pulsante del test.
Nolan ha portato tutto questo in una pellicola, mettendo a nudo il progetto Manhattan ma con molta umanità, sottolineando i drammi, i dubbi, le paure che aleggiavano attorno a ciò che l’uomo stava facendo, che Robert stava facendo.
Dal punto di vista tecnico poi, chiunque ha definito l’esperienza un salto nel passato, dal momento che Nolan non vuole usare la CGI ma preferisce ricreare ogni effetto dal vivo, non a caso la città all’interno del quale si svolge il film è reale ed è stata adattata e per di più, si trova in una zona adiacente a Los Alamos.
Per quanto riguarda poi il momento clou del film, l’esplosione della prima bomba atomica, quella del Trinity Test, Nolan fin dall’inizio si è interrogato su come riprodurre in modo analogico quell’effetto aiutandosi con il direttore degli effetti speciali Scott Fischer, entrambi erano d’accordo che la CGI fosse versatile ma che non restituisse quell’effetto al limite del terrore, che non fosse “minacciosa”, ecco dunque perchè hanno ingegnato una serie di effetti reali che desse l’idea di imperioso, incredibile, come appunto doveva essere la detonazione, ed ecco che un mix di razzi al magnesio, polvere nera e altri strumenti di scena con inquadrature ad una certa distanza, velocità variabili, ha restituito l’effetto voluto sia nelle immagini sia negli attori, generando un senso di stupore reale che ha consentito ad ogni attore di recitare al massimo delle proprie possibilità.