Dall’introduzione ufficiale, avvenuta oltre 10 anni fa, ad oggi sono oltre 100 gli stati in cui i droni DJI vengono utilizzati per l’agricoltura, contando oltre 200’000 unità e 200 milioni di ettari coperti. Gli stessi governi stanno iniziando a notare i possibili benefici dell’adozione di un simile prodotto, sia in Europa, come nel Nord America o in Brazile; discorso diverso per la Cina, dove i droni T16, T30, T10 e T20, sono già certificati appositamente per questo scopo.
L’applicazione di droni in agricoltura può essere polivalente, possono essere utilizzati per controllare i parassiti e le malattie (come avvenuto nelle Maldive), integrare la coltivazione dell’uva, ottimizzare
la crescita del riso o delle patate, impollinare le piante/fiori, spruzzare l’antigelo o la protezione solare, solamente per citare qualche piccolo esempio. Nello Stato di Washington, un coltivatore di patate ha notato la riduzione dell’80% dei danni causati dagli insetti, nel momento in cui ha adottato l’irrorazione localizzata (il campo è di 60 ettari), oppure in Giappone un coltivatore di riso è riuscito ad incrementare la resa per ettaro, guadagnando oltre 5000 euro in più.Il dibattito su come applicare il mondo dei droni all’agricoltura è tutt’ora aperto, l’idea di base è di formare il personale addetto, da qui nasce DJI Academy, una vera e propria scuola oggi disponibile in Brasile, Messico, Thailandia o Turchia. La connessione con le aziende, le università e gli esperti del settore, non può che fare bene per un futuro sempre più all’avanguardia e dal quale estrapolare sempre il meglio.