Neuralink, fondata nel 2016 da Elon Musk e altri partners, sta sviluppando dal 2017 la sua interfaccia cervello computer BCI N1, un lavoro che ha richiesto numerosi anni di sviluppo e ha celato numerose insidie e difficoltà, salvo poi però, nel 2023 ottenere l’approvazione della FDA e poter dunque procedere ai primi test sull’uomo, un’attesa lunghissima, però il momento è finalmente arrivato.

Sebbene con un anno di ritardo rispetto alla controparte Synchron, Neuralink ha finalmente aperto le iscrizioni al suo programma Precise Robotically Implanted Brain-Computer Interface (PRIME), il quale fonderà uno studio mirato a “valutare la sicurezza del nostro impianto (N1) e del robot chirurgico (R1) e a valutare la funzionalità iniziale della nostra BCI per consentire alle persone paralizzate di controllare dispositivi esterni con il pensiero.”

 

Impianti cerebrali

Dunque ciò che Neuralink mette sul piatto non è una sorta di caschetto o di elettrodi da applicare al capo, bensì dei veri e propri impianti cerebrali stabili intracranici, nel detaglio si parla di chirurgia robotica per applicare un set di sottilissime sonde Utah alla corteccia motoria di un soggetto, le quali una volta inserite, saranno in grado di captare i segnali elettrici per inviarli poi ad un ricevitore sotto forma di comandi comprensibili per una macchina che verrà dunque controllata con il pensiero.

Elon Musk si definisce esaltato, in quanto già immagina intere coscienze caricate sulla rete, visione un po’ fantascientifica che però lascia spazio anche visioni più reali e concrete come quelle in campo medico e quello della chirurgia a distanza ad esempio.

Indubbiamente questa tecnologia fa riferimento a coloro che soffrono di patologie neurodegenerative o lesioni midollari e dunque con deficit motori anche gravi, si punta a consentire loro di muove puntatori o mouse per permettergli di interfacciarsi meglio con il mondo che li circonda.

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