In questi giorni si è sicuramente tanto sentito parlare della sperimentazione di Neuralink sul chip nel cervello. La società supervisionata da Elon Musk ha in mente di impiantare un chip informatico nel cervello umano.
L’obiettivo del chip è quello di creare una BCI, in italiano interfaccia cervello-computer tramite la lettura delle onde cerebrali di un individuo. Questo permetterà poi di consentire a persone con disabilità importanti, impossibilitate di comunicare (per esempio chi è affetto da SLA) di scambiare informazioni con l’esterno tramite i pensieri.
I chip sono già stati testati sulle scimmie con ottimi risultati e le previsioni prevedono un impianto in un cervello umano tra circa 6 mesi.
Come tutte le nuove tecnologie anche il chip cerebrale ha suscitato dei pareri discordanti tra la comunità scientifica e non. Certo, se funzionasse i vantaggi sarebbero davvero immensi e tutti ci auguriamo che sia così.
In particolare, il primario del reparto di Neurochirurgia del San Raffale, Pietro Mortini, definisce il chip cerebrale di Neuralink come il futuro e ne è estremamente entusiasta.
Queste le dichiarazioni ufficiali di Mortini dopo che Elon Musk ha fatto partire la ricerca di volontari per l’impianto: ‘Dal mio punto di vista, credo che Musk stia iniziando un percorso che vedrà delle applicazioni interessanti ed è l’inizio di quel settore che si chiama brain-computer interface. E’ estremamente affascinante l’idea di mettere in comunicazione il nostro cervello, che produce dei potenziali elettrici, con degli strumenti esterni per vicariare la mancanza di funzioni del nostro corpo oppure per stimolare il nostro corpo a eseguire dei movimenti in caso di lesioni prodotte da malattie o traumi. E’ il futuro. Evidentemente dovremo aspettare di vedere i risultati’.