Da una nuova ricerca effettuata dall’Università di Cardiff sul morbo di Parkinson si è arrivati a una scoperta incredibile. Grazie all’utilizzo degli smartwatch è possibile che alcune persone possono individuare con molta più probabilità precocemente la presenza della malattia. Questo permetterebbe una terapia anche 7 anni prima che i sintomi si palesino.
Lo studio, pubblicato anche su Nature Medicine, ha destato molto interesse. Se le teorie dovessero essere confermate, si avrebbe una vera e propria svolta per la diagnosi medica. Attraverso i dispositivi già disponibili sul mercato, si possono monitorare determinati parametri vitali e verificare anche l’efficacia dei trattamenti durante il primo stadio della neurodegenerazione. Gli smartwatch sono famosi e apprezzati per la loro intuitività e semplicità d’utilizzo. Tutti potrebbero accedervi facilmente.
Medici e ricercatori hanno confermato che i prodromi della malattia di Parkinson appaiono anche due decenni prima che venga effettuata una diagnosi clinica. La squadra dell’Institute for Dementia Research, su questa scia, ha analizzato le possibilità tecnologiche per individuare i biomarcatori
necessari alla diagnosi. Prima di sviluppare una teoria, hanno effettuato un’analisi dei dati raccolti dagli smartwatch, nel 2016, di 103.712 persone.Di queste 273 possedevano già una diagnosi di Parkinson. Per altri 196, la malattia è stata individuata negli anni successivi. Grazie al confronto tra questi due gruppi, i ricercatori sono riusciti a creare un’intelligenza artificiale capace di individuare le anomalie e i segnali del malfunzionamento della parte del cervello dove si verifica il Parkinson. Le tecnologie degli smartphone registrano queste variazioni prima che esse siano visibili.
L’intelligenza artificiale creata dai ricercatori britannici ha individuato una diminuzione della mobilità in persone aventi prodromi del Parkinson. Questa permetterebbe dunque di rintracciare anche 7 anni prima le manifestazioni della malattia. Lo studio inoltre individuato che nelle persone con diagnosi di Parkinson e in coloro in cui successivamente è stata diagnosticata la patologia vi è un calo della qualità del sonno. Tale scoperta potrebbe aiutare ancor di più a individuare i sintomi del morbo precocemente.