Huawei sta per cercando in tutti i modi di riemergere dopo il ban che gli Stati Uniti hanno effettivamente imposto all’azienda cinese, con il quale le impediscono l’utilizzo di software o di componentistica proveniente dagli Stati Uniti. Dopo il lancio del Kirin 9000s, incluso nella Mate 60 Series, che ha indispettito e non poco gli Stati Uniti, Huawei sembra pronta a nuovi escamotage pur di tornare in auge nel mercato.
Secondo quanto diffuso in questi giorni da Bloomberg, con l’avvallo economico (e non solo) del governo cinese, l’azienda starebbe ricevendo un grande aiuto da alcune realtà di Taiwan per riuscire a raggiungere la totale indipendenza nella produzione dei chip da integrare direttamente all’interno dei propri dispositivi, con la creazione di nuove fabbriche nel territorio meridionale della Cina.
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Huawei e Taiwan, un rapporto che potrebbe incrinare quello con gli USA
La situazione è paradossale, fa notare Bloomberg, per il semplice fatto che aiutando Huawei, la stessa Taiwan sta indirettamente appoggiando la Cina, quella Cina che da mesi minaccia una vera e propria invasione della repubblica democratica di Taiwan. In parallelo, una simile decisione potrebbe incrinare i rapporti con gli USA, l’unico grandissimo alleato su cui il piccolo Stato da sempre fa affidamento per la propria protezione. In ultimo non è da escludere anche il possibile utilizzo delle tecnologie e delle fabbriche che Taiwan sta aiutando a costruire, per la realizzazione di chip da utilizzare in un secondo momento in armi che andrebbero ad incrementare l’arsenale che la Cina potrebbe utilizzare in un ipotetico conflitto.