Nel 2018 in Ontario, in Canada è stata fatta una sorprendente scoperta scientifica.
Ovvero all’ interno di un serbatoio d’acqua, situato sotto chilometri di roccia, è stato individuato uno strano bagliore di luce, originato dalla presenza di una particella che avrebbe attraversato le molecole dell’acqua, si trattava di un antineutrino.
Una scoperta sorprendente, un passo avanti per una maggiore comprensione dei neutrini e degli antineutrini
Verrebbe da domandarsi perché la scoperta di una simile particella possa essere così sorprendente.
Innanzitutto, essa proveniva da un reattore nucleare che, rispetto al serbatoio, si trovava ad una distanza di ben 240 chilometri.
Si è trattata della prima volta in cui l’acqua è stata utilizzata, anche se non intenzionalmente, come “strumento” per la rilevazione dell’antineutrino.
Ciò ha gettato così le basi per l’elaborazione di nuove tecnologie di monitoraggio per lo studio e gli esperimenti condotti con i neutrini.
I neutrini sono tra le particelle più abbondanti nell’Universo, essi vengono definiti “particelle fantasma” , in quanto davvero molto complicati da studiare.
Questo perché sono privi di massa, non hanno una carica magnetica e raramente interagiscono con altre particelle.
L’antineutrino, invece, (che abbiamo citato prima) è l’antiparticella del neutrino. Come quest’ultimo ha carica nulla ed in genere viene prodotto dai reattori nucleari in grandi quantità.
A partire dalla scoperta che è stata fatta e di cui abbiamo precedentemente parlato, alcuni scienziati sono riusciti a trovare delle prove per la dimostrazione di un nuovo fenomeno, il decadimento beta inverso.
Tutto ciò ha però condotto anche ad una nuova consapevolezza, secondo cui i rivelatori d’acqua potrebbero essere utilizzati per monitorare la produzione di energia dei reattori nucleari e probabilmente per una maggiore comprensione dei neutrini e degli antineutrini.