Il problema risiede più che altro nel modo in cui la stessa app andrebbe a gestire i dati degli utenti iscritti, come svelato da una ricerca condotta da Grizzly Research, realtà americana che si occupa appunto di sicurezza. Secondo quanto scoperto, dopo aver effettuato vari test di sicurezza, l’unica app tra quelle coinvolte ad aver fallito tutti i 18 test è proprio quella di Temu.
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In particolare è stato scoperto che la suddetta app potrebbe contenere porzioni di codice che andrebbero a dare la possibilità a server di dubbia provenienza di estrapolare i dati sensibili degli utenti. Un comportamento che ricorda chiaramente quello di uno spyware o di un malware, ma è la stessa Grizzly Research a rincarare nuovamente la dose, sottolineando che il tutto sia stato effettivamente voluto e cercato dagli sviluppatori. Esistono prove evidenti secondo le quali al suo interno si troverebbe il malware Pinduoduo (un’app sospesa in origine e poi ripristinata), con il chiaro intento di sfruttare le vulnerabilità secondarie di Android (e meno controllate), per raggiungere tale scopo, i creatori del suddetto malware avrebbero assunto 100 programmatori pronti a lavorare giorno e notte pur di trovare la scappatoia perfetta su Android.