L’intelligenza artificiale è diventato un chiodo fisso per tutte le aziende di tecnologia. Google continua a presentare nuovi aggiornamenti per il suo Bard, nuovo sistema di intelligenza artificiale per le ricerche online. Nonostante l’impegno di Google e di molte altre aziende però ChatGPT rimane ancora il servizio più famoso ed utilizzato. La sua società l’OpenAI ha ormai guadagnato un certo vantaggio rispetto alla sua concorrenza nel settore dell’AI e questo sta attirando l’attenzione di moltissimi investitori. I riflettori puntati su OpenAI aprono le porte all’ipotesi che presto possa diventare una nuova azienda di “Big Tech”. Nel ristretto gruppo delle migliori aziende tecnologiche al momento spiccano fra tutte Alphabet, controllata da Google, Amazon, Microsoft e Meta.
ChatGPT, lanciato online da quasi un anno, viene utilizzato ogni mese da circa 180 milioni di utenti. La differenza con i sistemi concorrenti, come Bard di Google, è piuttosto evidente. Infatti, nonostante Google sia una delle aziende più affermate che detiene il monopolio delle ricerche online in Occidente, non riesce comunque a tenere il passo con OpenAI quando si parla di intelligenza artificiale.
ChatGPT è accessibile a tutti gratuitamente registrandosi sul sistema GPT-3.5 mentre offre una serie di servizi extra a tutti coloro che sottoscrivono un abbonamento per ottenere la versione GTP-4 dell’applicazione. Il rilascio di quest’ultima versione non è stato indolore, ma è la prova dell’impegno costante di OpenAI per migliorare i propri servizi.
OpenAI e la sua scalata verso la vetta
OpenAI nasce nel 2015 da un gruppo di imprenditori che comprendeva Sam Altman, l’attuale CEO della società, e il miliardario Elon Musk, noto soprattutto per essere a capo di Tesla e per aver acquisito la gestione di X (ex Twitter). Il progetto nasceva con il solo scopo di sviluppare un’intelligenza artificiale che potesse essere “generale” come quella che si vede nei film di fantascienza, capace di ragionare, apprendere ed elaborare concetti.
In pochi anni l’azienda, inizialmente no profit, è riuscita ad ottenere grandi successi sfruttando i modelli GPT. Col passare nel tempo OpenAI è riuscita ad ottenere importanti investimenti avendo così la possibilità di condurre le proprie attività di ricerca senza intoppi e attirando sempre più l’attenzione delle altre aziende nel settore tecnologico soprattutto dopo il rilascio di ChatGPT.
Il maggior investimento ottenuto è stato quello di Microsoft che ha investito intorno ai 13 miliardi di dollari. Questo legame con una delle grandi aziende informatiche a livello mondiale ha permesso ad OpenAI di avere accesso a servizi cloud necessari per lo sviluppo dei propri sistemi di intelligenza artificiale. Il beneficio è stato però reciproco perché a sua volta Microsoft ha avuto la possibilità di sfruttare nuove tecnologie integrandole con i propri prodotti principali come Bing e il pacchetto Office.
L’interesse per OpenAI è sempre maggiore e anche SoftBank, società giapponese che si occupa di investimenti nel settore tecnologico, ha dimostrato l’intenzione di investire nella società di AI. La possibilità di avere dalla propria parte una serie di nuovi investimenti e quindi nuovo capitale da investire a sua volta ha portato OpenAI ad agire non solo sui propri servizi, ma anche su una serie di servizi indirizzati ad aziende terze. Nello specifico si è occupata del loro sviluppo ideando piani su misura.
L’ascesa continuerà?
Il prossimo 6 novembre, a San Francisco è prevista la prima conferenza di OpenAI per gli sviluppatori. Durante la conferenza saranno presentati i nuovi aggiornamenti di ChatGPT e non solo. Saranno infatti presentati anche i nuovi strumenti che potrebbero essere impiegati dai diversi sviluppatori per creare funzionalità su base AI. In questo modo l’azienda avrà modo di mostrare i propri piani per riuscire a concorrere all’interno del sistema di Big Tech.
Una rete analisi pubblicata dall’Economist, afferma che l’azienda sta iniziando anche a confrontarsi seriamente con quelli che sono i reali costi di questa attività e dei relativi rincari. I sistemi realizzati da OpenAI richiedono una grande quantità di processori e di energia elettrica per riuscire a funzionare ed ora la società sta lavorando per cercare di ridurre i consumi della sua attività. Fino ad ora, la scarsa concorrenza nel particolare settore dell’intelligenza artificiale ha permesso ad OpenAI di mantenere un certo vantaggio. Questo gli ha permesso di stabilire i propri prezzi per le aziende senza doversi confrontare con la concorrenza, ma le cose stanno per cambiare. Stanno nascendo soluzione alternative, offerte da altre aziende, che grazie alla loro forte presenza in più settori, come Google, potrebbero avere la meglio. Proprio Google, ad esempio, sta sviluppando un nuovo sistema denominato Gemini e che potrebbe essere più potente di GPT-4.
L’impegno delle altre aziende in diversi settori gli ha permesso di crearsi un mercato proprio capace di sostenere i propri investimenti. OpenAI è invece una società che va avanti basandosi su un solo settore che per di più è nuovo e ancora poco esplorato. Questo dettaglio potrebbe rivelarsi uno svantaggio da non sottovalutare. Sono vari infatti, secondo l’Economist, i progetti in cui OpenAI ha investito, ma che poi si sono rilevati inconcludenti.
I presupposti per crescere dunque ci sono tutti, ma non è ancora certo che OpenAI riuscirà a raggiungere le Big Tech. Non ci resta che aspettare e scoprire cosa ci aspetta il futuro.