L’ultima scoperta effettuata dalla NASA, grazie ad un campione riportato sul nostro pianeta dalla capsula OSIRIS-Rex, ha qualcosa di strabiliante. Al suo interno ha trasportato un campione di roccia prelevato dall’asteroide Bennu.
Da dalle analisi gli scienziati hanno compreso che l’astro contiene tantissimo carbonio e anche molta acqua. La scoperta è di grande importanza perché tali sostanze sono alla base dello sviluppo degli esseri viventi. La presenza di questi materiali sugli asteroidi orbitanti nel sistema solare potrebbe aiutare gli esperti a capire come la vita ha avuto origine e se altri pianeti sono effettivamente vivibili. I campioni riportati dalla capsula sono arrivati nel deserto dello Utah negli ultimi giorni di settembre. Sono poi stati sottoposti ad una pre-analisi nei lavoratori di Houston.
Lo studio dell’asteroide
Partendo dalle basi, gli asteroidi sono dei corpi spaziali di forma rocciosa che volteggiano nel nostro sistema solare ed hanno dimensioni inferiori ai pianeti, oltre che a una linea più irregolare. Secondo le ricerche condivise, essi sono tutto ciò che resta del disco protoplanetario. Quest’ultimo è l’ammasso di gas e polveri che orbita intorno al sole dal quale ormai miliardi di anni fa si formò la Terra. Per tale ragione, l’analisi delle rocce appartenenti all’asteroide Bennu è essenziale per comprendere l’origine del sistema solare e della formazione degli elementi che hanno dato inizio alla vita. Una volta arrivata sul pianeta, la polvere è stata esaminata attentamente attraverso un microscopio elettronico e altri strumenti particolari che permettono di comprendere quali siano gli elementi chimici presenti nel campione.
Con questa procedura è stata scoperto che le rocce di Bennu contengono una quantità elevata di carbonio. Un solo pezzo, infatti, ecco un posto per il 4,7% da tale elemento. Il carbonio è l’elemento base delle macromolecole biologiche, ovvero le molecole degli esseri viventi. Inoltre, è stata trovata anche una piccola quantità d’acqua, indicante una percentuale maggiore nel caso in cui la capsula avrebbe portato sul pianeta una quantità maggiore di rocce. Lo studio, ovviamente, non è ancora giunto alla fine. Si prevede che esso durerà per almeno altri due anni. Il 70% del campione raccolto resterà allo Johnson Space Center, mentre la restante parte verrà analizzata da 200 scienziati in diverse parti del mondo. Un’ultima parte verrà invece esposta al pubblico, per un breve periodo, A Washington.