Google Pixel Watch 2 è quello smartwatch che mi ha fatto esclamare, per la prima volta dopo tempo, “wow“. Non tutti i prodotti escono sempre bene e questo piccolino non è esente da difetti, ma è una di quelle poche alternative – per me che sono un Apple user – al mondo della mela. Qualità costruttiva di prim’ordine, display BELLISSIMO, comodità e leggerezza, UI user friendly e funzionalità pratiche, anche se tante poi, non le adopero perché, almeno personalmente, non mi servono. Approcciarmi quindi a qualcosa che è diverso da Apple Watch è difficile ma Google mi ha reso tutto facile e complicato allo stesso tempo. Ho amato questo device, ma mi ha fatto dire, tantissime volte, “mannaggia“. Andiamo con ordine, ma prima vi dico il prezzo di listino: 399,00€ ma sono sicuro che scenderà presto su Amazon.
Forse qui Google poteva fare di meglio: nel senso, il packaging è curato, anche se io l’ho distrutto perché non riuscivo ad aprirlo (era sigillato con il vibranio, forse): all’interno solo lo smartwatch, un cinturino M-L e un cavo che non mi è piaciuto manco per niente per la qualità costruttiva: troppo cheap, un piccolo punto negativo, ma alla fine, chi è che passa le ore a sospirare pensando alla bellezza di un filo?
Inizio con il dirvi che il cinturino in silicone in dotazione è morbidissimo, comodo, non stringe, è piacevole, non vi procurerà allergie e sarà perfetto anche dopo ore di utilizzo. Certo, finalmente Google ha dotato il dispositivo di una pletora di cinturini acquistabili dal sito ufficiale, con prezzi un po’ troppo elevati a mio avviso. Per fortuna c’è l’aftermarket su Amazon con tantissimi prodotti più economici. Ad ogni modo, la cassa è costruita con materiali di pregio. La versione nera è in alluminio satinato ma io preferisco quella in argento lucido (c’è anche in oro).
La dimensione è di 41 mm e qui mi sorge un pensiero: perché non farne anche una variante da 45 o 46 mm? Io l’avrei apprezzata tantissimo perché concettualmente è fighissimo (mi ricorda il Galaxy Watch Active che, nel 2019, ho amato), ma ho bisogno di un “pataccone” al polso. Certo, è un mio gusto personale, ma avrei voluto la scelta. Comunque è leggerissimo, delizioso: sembra di avere una smart band al proprio polso e non uno smartwatch e questo è un bene se intendete usare il gadget per… tutto. Per allenarvi, per dormire, per la vita quotidiana, per gli eventi mondani e non solo.
Il display è un OLED che si vede benissimo anche sotto la luce diretta del sole: qui arriviamo ad uno dei pregi di questo gadget. La semplicità d’uso mista ad un buon pannello fanno sì che la visualizzazione delle notifiche, dell’orario e delle info chiave sia sempre al primo posto. Cosa non scontata, ovviamente. Bellissimi i quadranti, davvero molto personalizzabili e con questo stile alla Material UI che a me, personalmente, fa impazzire. Molte volte anche più dello stile delle Watch face di Apple Watch.
A proposito, piccola precisazione, prima che me lo chiediate: lui è il vero rivale di Apple Watch Series 9 (nello specifico, quello con cassa da 41 mm). Non paragonatelo all’Ultra; quest’ultimo fa parte di un’altra categoria, ovvero quella dei “rugged”. Lo dico qui prima di proseguire perché sto preparando il terreno per il prossimo argomento.
Questo Pixel Watch 2 ha un’autonomia strana, non so spiegarvela ma so una cosa: non la si può giudicare con pochi giorni di utilizzo. Serve necessariamente una riprova dopo tempo perché Google inserisce celle adattive che imparano a conoscere le abitudini degli utenti e migliorano quindi la gestione, riducono i consumi e aumentano, di conseguenza, quella che è l’autonomia complessiva. Lo smartwatch in questione, a riposo, mentre era sulla scrivania senza far nulla, ha perso – dalle 20:00 (100%) alla mattina alle 07:50 un buon 40%. In questo lasso di tempo ci ho smanettato neanche 15 minuti. Utilizzando con i sensori attivi, con la modalità allenamento per la camminata, poi in palestra e subito dopo in camminata (totale di 2 orette e qualcosa) è passato dal 64% al 51%. Quindi, per farla breve? Sembra che più lo utilizzo, più si calibri sul mio utilizzo e capisca come gestire le energie quando è “a riposo”, il vero tallone d’achille di questo wearable.
L’autonomia è paragonabile – quest’anno – a quella del Watch Series 9, con tutti i sensori attivi perché si, ragazzi e ragazze. Gli smartwatch vanno provati senza esitazioni; non mi dite di togliere l’AOD, di ridurre la luminosità, di fare quello o quell’altro: non mi serve un prodotto del genere, altrimenti.
Lui è uno smart-watch nel senso letteralmente del termine, pertanto me lo devo godere al 2000% e posso pensare che, nel futuro, la batteria di questo Pixel mi darà sempre più soddisfazioni. Le prestazioni sono al top e ci sono tanti sensori a bordo: può monitorare il livello di stress, il battito cardiaco, rileva l’eventuale presenza di fibrillazioni atriali e manda avvisi in caso di battito irregolare grazie all’intelligenza artificiale. Non di meno, può gestire la qualità del sonno e anche i livelli di stress con l’app di Fitbit.
Sì, qui ne abbiamo due: quella di Google, Watch, che vi permette di intervenire nelle impostazioni, nei quadranti e in moltissimi altri parametri e quella di Fitbit che vi permette di tenere traccia dei vostri progressi sportivi. Ottima, completa, ma sarò onesto: il fatto di dover pagare l’abbonamento non mi piace. No, questo non lo tollero. Come vedete, è una recensione che mostra il mio amore per il Pixel Watch 2 con tante piccole sfumature nere, con litigi e scaramucce.
Certo, l’amore non è bello se non è litigarello ma mi aspetto di non dover pagare un’app dedicata per le funzioni base di allenamento. Fitbit è comunque l’eccellenza, quindi ci starebbe anche, se no potete attivare le modalità sportive dall’orologio come ho fatto io. Semplicissimo, no? Se non avete troppe esigenze, potete fare così.
Per quanto riguarda la user experience, a bordo c’è Wear OS nella sua versone più pura; ovviamente, direbbe qualcuno. Non ci sono troppi fronzoli, tutto funziona bene, si può richiamare Google Assistant con la voce (magari con un telefono Pixel connesso e un paio di Buds Pro, tutto diventa ancora più immediato) e ci sono funzionalità intelligenti per rilevare l’eventuale caduta (con chiamata ai soccorsi annessa), per inviare ad un vostro contatto caro la vostra posizione quando magari andate presso uno destinazione, così l’orologio invierà in automatico una notifica per comunicare che è andato tutto bene. Insomma, piccole chicche che si spera sempre di non dover utilizzare mai, ma è bene sapere che il nostro Pixel Watch al polso può anche salvarci la vita.
Difficile dire di più: le conclusioni sono quelle fatte nella mia premessa: l’ho amato, ma ci ho litigato, tanto e pesantemente. Irrazionalmente, anche se sono un Apple user, dopo aver provato Pixel 8, Buds Pro e Pixel Watch 2, mi viene la voglia di passare a Google. Mi ha conquistato tutto. Razionalmente, ci sono difetti sui quali è difficile soprassedere: batteria ballerina, prezzo un po’ elevato (399€ di listino sono un po’ too much ma spero in un abbassamento con lo street price), cinturini originali dal costo proibitivo (alcuni modelli), una sola taglia (avrei gradito una versione da 46 mm). Non so darvi un giudizio completo: lui mi piace, anche se (vorrei che fosse diverso), l’ho amato, anche se (alcune cose non vanno), è versatile, comodo, piccolo, anche se (amo gli orologi grandi, con ampia autonomia).
Questa non è una recensione, è una storia d’amore. Fatemi sapere voi cosa ne pensate. Ad ogni modo, io lo promuovo, tornando seri. Occorre dare fiducia e sono certo che, al netto di alcune mancanze oggettive, il software non potrà che migliorare con il tempo, così come l’autonomia una volta che il sistema avrà capito il vostro modo di usare lo smartwatch.