La tecnologia, come sappiamo, fa passi da gigante, ma in alcuni casi sembra quasi che faccia delle vere e proprie magie. Quest’ultima “magia” si è realizzata in ambito archeologico e nello specifico ad Ercolano. Dopo più di 2.000 anni è stato possibile ritrovare e poi tradurre le prime parole di papiro antichissimo.
Cosa c’è di magico in tutto questo? Il papiro in questione è carbonizzato ed è troppo fragile per poter essere srotolato e “consultato”. Tutto è partito dalla scoperta di una semplice parola nascosta all’interno del papiro. Scopriamo insieme maggiori dettagli sulla storia che si cela dietro questa scoperta.
Il ritrovamento dei papiri ad Ercolano
Nel ‘700 sono partiti i lavori che hanno permesso ad alcuni archeologi di ritrovare la splendida villa di Pisone, suocero di Giulio Cesare. Questa antica dimora, situata ad Ercolano, è stata distrutta dalla violenta eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e per questo è stata ritrovata sotto strati di cenere e lava raffreddata. In una degli ambienti della Villa è avvenuta una sorprendente scoperta. Gli esperti hanno, infatti, ritrovato circa 800 pergamene forse appartenenti alla biblioteca personale di Filodemo, il noto filosofo, che per un periodo era stato al servizio proprio di Pisone.
Già all’epoca la scoperta scatenò parecchio entusiasmo. Si trattava di testi preziosissimi, oltre che antichi, appartenenti a classici greci e latini che si credevano persi per sempre. C’era però un problema. I papiri ritrovati sono completamente carbonizzati. Questo ha reso impossibile srotolarli a causa dello stato di degrado. Dunque, i papiri giacevano senza la possibilità di essere letti da ormai quasi 2.000 anni. Molti si sono chiesti se esistesse un modo per leggerne il loro importante contenuto senza distruggerli per sempre. Molti scienziati si sono prodigati per riuscire a trovare una soluzione e finalmente, forse ci sono riusciti.
La tecnologia arriva in soccorso della storia
Il professore Brent Seales, informatico all’Università del Kentucky è riuscito a trovare una valida possibilità. L’idea del professore è quella di usare la tomografia computerizzata per riuscire a scannerizzare alcuni rotoli. Grazie all’uso dell’ormai onnipresente intelligenza artificiale potrebbe essere possibile decifrare alcune parole impresse nella pergamena rivelandone l’inchiostro realizzato con carbone e acqua. Questo rende il meccanismo complesso, poiché anche il tessuto stesso dei papiri è formato da queste due sostanze.
L’idea c’era, ma l’informatico sapeva che non sarebbe riuscito nell’impresa da solo poiché la scansione permette solo di individuare lettere sparse all’interno del papiro. Dunque, una volta effettuato questo primo passaggio bisogna poi lavorare per dare a queste parole un ordine preciso. Per questo motivo, Seales ha indetto un concorso, mettendo a disposizione i suoi software (e non solo) a tutti coloro che volessero provare a decifrare il contenuto dei papiri. La ricerca ha richiesto un po’ di tempo, ma lo scorso agosto 2023 Luke Farritor, studente di informatica, si è aggiudicato un premio di 40mila dollari per essere riuscito per primo ad individuare una parola di senso compiuto all’interno di uno dei papiri. La parola scovata è “porphyras”, che in greco significa “viola”. Ovviamente è ancora impossibile inserirla in un reale contesto, ma rappresenta un primo importantissimo passo. A tal proposito Seales è fiducioso che presto si riuscirà a scoprire ciò che le pergamene celano. Al momento sono 1.500 le persone che stanno lavorando a questo progetto. Sicuramente i premi in palio sono un ottimo incentivo, accompagnati al desiderio di conoscenza. La nuova sfida consiste nel recuperare almeno quattro passaggi separati di 140 caratteri e chi ci riuscirà potrà vincere un premio da 700mila dollari.