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L’intelligenza artificiale aiuta lo svelamento degli scavi ad Ercolano

La parola scovata è “porpora” ed è stata scovata grazie all’utilizzo di una tecnologia all’avanguardia con intelligenza artificiale in grado di individuare tracce di inchiostro anche in rotoli carbonizzati dall’eruzione del Vesuvio. La scoperta dei papiri è stata sensazionale, ma l’entusiasmo iniziale era stata smorzata dalla realizzazione di non poter srotolare quei rotoli. Infatti, le loro condizioni sono così pessime che, se si provasse ad aprirli, finirebbero distrutte.

Le pergamene rappresentano un vero e proprio patrimonio storico, culturale e letterario inestimabile. Sono stati ritrovati nella Villa dei Papiri di Ercolano, probabilmente appartenuta al suocero di Giulio Cesare, ritrovata tra gli scavi nel 1750. Sono circa 1.000 i papiri ritrovati, completamente carbonizzati a causa del materiale lavico dovuto all’eruzione del Vesuvio.

Dopo quasi 2.000 anni dall’eruzione del 79 d.C., due millenni durante i quali i papiri non sono mai stati più letti. Dal loro ritrovamento sono stati conservati con cura, ma mai aperti. Ormai ci si era arresi all’idea di non poter mai conoscere il contenuto delle pergamene, ma le cose forse stanno cambiando.

L’intelligenza artificiale lavora ad Ercolano

Dopo anni studi e di ricerche, un algoritmo che usa come base l’intelligenza artificiala ha permesso di decifrare la prima parola di una delle pergamene ritrovate. La parola in questione è “porpora”, scritta in greco antico “ΠΟΡΦΥΡΑϹ”.

L’algoritmo che ha permesso di decifrare la parola è stato creato da un gruppo guidato dal docente dell’Università del Kentucky Brent Seales. Il gruppo di ricerca ha lavorato per anni sui rotoli ed è riuscito a scovare la parola senza aprire il rotolo attraverso l’uso di una tomografia a raggi X e tecniche di computer vision. Questa tecnologia ha permesso di srotolare il papiro virtualmente così da poterlo leggere senza rischiare di distruggerlo.

L’intero sistema si basa sul trovare tracce di inchiostro a base di carbone, dettaglio che lo rende visibile al sistema digitale. Con le varie sperimentazioni è stato possibile individuare non solo le tracce di inchiostro, ma anche diverse lettere, fino ad individuare la parola “porpora”.

Inizialmente la lettura dei raggi X non aveva portato risultati significativi perché la pergamena dei rotoli aveva assorbito l’inchiostro a base di carbone utilizzato per scrivere. Questo aveva reso difficile distinguere i segni scritti, almeno fino a quando non sono stati avviati i primi esperimenti con l’utilizzo della tomografia a raggi X a contrasto di fase. Questa sfrutta l’indice di rifrazione e analizzando le tracce di inchiostro è stata in grado di individuare alcune lettere.

È solo una parola, ma è il primo vero passo verso lo svelamento del contenuto degli importantissimi papiri.

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Pubblicato da
Margareth Galletta