Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono circa 840 milioni le persone in tutto il mondo che vivono ancora senza accesso all’elettricità. Il nuovo progetto WaterLight, a tal proposito, propone di fruttare il mare per creare energia con delle lampade portatili grazie ad un processo di ionizzazione.
WaterLight è un dispositivo portatile che funziona grazie ad una particolare alimentazione: l’acqua di mare. L’idea è quella di aiutare tutte quelle comunità remote che non hanno accesso alla rete elettrica, ma hanno a loro disposizione grandi bacini d’acqua salata. Il dispositivo è stato progettato da Wunderman Thompson Colombia in collaborazione con la startup colombiana attiva per le energie rinnovabili E-Dina.
Come funziona il sistema WaterLight?
I primi test sono avvenuti nella penisola di Guajira, una delle comunità più remote e povere del Sud America. Il sistema innovativo di trasformazione dell’acqua in energia ha cambiato significatamene la qualità della vita di tutta la comunità che vive nella Penisola. Ma come funziona?
WaterLight funziona grazie ad un processo di ionizzazione attraverso il quale gli elettroliti presenti nell’acqua salata reagiscono con delle piastre di magnesio e rame generando energia. Quindi basterà riempire il contenitore d’acqua per poter ottenere la luce. Il dispositivo può essere riempito con circa 500 millilitri di acqua salata, il quantitativo necessario per ottenere 45 giorni di luce. Il dispositivo ha una prospettiva di vita media di 5600 ore, ovvero circa due o tre anni di utilizzo. Inoltre, ha un impatto zero sul pianeta poiché una volta che termina il ciclo di vita può essere riutilizzato come contenitore o riciclato.
Il progetto parte dal presupposto di produrre in serie una versione ridotta di WaterLight così da renderla disponibile in tutto il mondo. Con questo processo si arriverà a fornire energia a 840 milioni di persone che al momento vivono senza accesso alla rete elettrica. Un simile dispositivo potrebbe avere un impatto significativo per zone come Sierra Leone, Somalia e Siria dove non c’è una rete elettrica completa, ma c’è un accesso diretto all’acqua di mare.
Una rivoluzione tecnologica che, se diventasse di uso standard potrebbe ridurre le emissioni inquinanti contribuendo in questo modo alla lotta per il cambiamento climatico. Inoltre, renderebbe le popolazioni più indipendenti rispetto alle reti elettriche centralizzate facendo un passo avanti verso un mondo più equo e sostenibile.