Nella sua recente intervista con Acquired, Jensen Huang, CEO di NVIDIA, ha offerto una panoramica dettagliata e spesso sorprendente della sua carriera trentennale alla guida dell’azienda. Una delle dichiarazioni più notevoli è stata la sua affermazione che, se potesse tornare indietro nel tempo, non avrebbe fondato NVIDIA. Questa affermazione potrebbe sembrare sorprendente, dato che l’azienda ha raggiunto una valutazione di oltre un trilione di dollari e ha una posizione dominante nel mercato delle GPU. Tuttavia, Huang ha sottolineato che raggiungere tale successo è stato un percorso costellato di enormi sacrifici personali e professionali.
NVIDIA: i retroscena del successo
“Costruire NVIDIA è stato un milione di volte più difficile di quanto mi aspettassi”, ha detto Huang. Ha parlato apertamente delle difficoltà emotive che ha dovuto affrontare, tra cui vergogna, imbarazzo e dolore, sottolineando che il peso di queste esperienze è stato “davvero troppo”.
Huang ha anche condiviso un episodio cruciale nella storia di NVIDIA, che ha avuto luogo alla fine degli anni ’90. L’azienda era sull’orlo del fallimento, con solo sei mesi di liquidità rimanenti e nessun ulteriore finanziamento in vista. In quel momento critico, NVIDIA ha fatto una scommessa audace su DirectX di Microsoft. Ha investito in un chip più grande, con memorie più veloci e di dimensioni maggiori, superando di gran lunga gli investimenti dei concorrenti. Sorprendentemente, a causa della mancanza di fondi, il chip, noto come RIVA 128, non è stato mai testato fisicamente in uno scenario reale prima del suo lancio sul mercato. Nonostante le enormi incertezze e i rischi, il chip si è rivelato un enorme successo, principalmente perché era il primo con una pipeline completamente accelerata a livello hardware per il rendering 3D.
Nonostante le sfide e i momenti difficili, Huang ha affermato di non pentirsi delle decisioni prese. È ottimista sul futuro di NVIDIA e si diverte ancora molto nel suo ruolo. Ha anche osservato che gli imprenditori di successo come lui hanno una sorta di “astuzia” innata che li spinge a investire in progetti che la maggior parte delle persone considererebbe impossibili.