La modifica è stata apportata per conformarsi alle normative dell’Unione Europea, secondo quanto affermato dall’azienda stessa. La versione a pagamento sarà per questo disponibile solo per chi vive nell’UE. I piani d’abbonamento avranno cadenza mensile, costeranno 9,99 euro per gli utenti che utilizzano le piattaforme via web, mentre per entrambe le app sia iOS che Android il prezzo ammonta a 12,99 euro al mese. La differenza sta nel tenere in considerazione le commissioni addebitate da Apple e Google per i pagamenti sulle proprie piattaforme, spiega Meta. La stessa situazione si è verificata negli ultimi mesi anche con Twitter Premium.
Le normative UE minacciano di frenare la possibilità che ha al momento Meta di personalizzare gli annunci per gli utenti senza il loro consenso e di danneggiare la principale fonte di entrate della società. Gli utenti di tutto il mondo continueranno a poter utilizzare tutto gratuitamente e di conseguenza non vedranno alcun cambiamento effettivo all’app di per sé se non per le pubblicità. Tuttavia, offrire la versione a pagamento consente all’azienda di rispettare “i requisiti delle autorità di regolamentazione europee”. Per Meta questo è il giusto compromesso.
Avere la possibilità di pagare per una versione di Facebook e Instagram senza pubblicità implica acconsentire ancor più chiaramente al fornire o meno i propri dati per scopi di marketing. La rete di social media più popolare al mondo è stata sottoposta alla pressione antitrust nell’UE, da qui ha origine questa idea degli abbonamenti mensili. Le prime pressioni e le prime accuse ci sono state a luglio, in Germania. Offrire una scelta tra un piano gratuito, supportato da pubblicità e un abbonamento a pagamento senza pubblicità potrebbe portare gli utenti a optare per il primo, aiutando Meta a rispettare le normative senza influire sulla propria attività pubblicitaria.
Meta è stata multata per un totale di circa 390 milioni di euro all’inizio di quest’anno in Irlanda. Sempre per alcune controversie riguardanti le pubblicità e la privacy degli utenti. La società ha successivamente affermato che intendeva chiedere il consenso agli utenti nell’UE prima di permettere alle aziende di indirizzare gli annunci pubblicitari a ciascuno di loro. Il fine è soddisfare i requisiti normativi previsti.