Un articolo pubblicato sulla rivista BioScience mette in allarme tutta l’umanità. L’articolo ha trovato la luce grazie all’unione di più di 15.000 scienziati provenienti da 161 paesi diversi. Il messaggio lanciato da tutti questi scienziati è semplice e decisamente preoccupante: la vita sul nostro Pianeta è “sotto assedio” e la nostra società crollerà entro la fine del secolo.
È da tanto che si parla dei possibili scenari apocalittici che vedono protagonista il pianeta Terra, ma ora la situazione è più seria che mai. Secondo quanto riportato dagli scienziati se non si interviene subito si assisterà ad un vero e proprio crollo globale di tutti i sistemi naturali e con essi anche quelli socioeconomici. Secondo questo scenario la Terra ha tempo fino alla fine del secolo, prima di assistere a conseguenze catastrofiche che comprendono ondate di calore a temperature insopportabili, carenze alimentari ed anche scarsità d’acqua.
La società collasserà nel 2100?
Il documento pubblicato su BioScience si basa su dati allarmanti che hanno registrato il superamento di moltissimi record climatici solo nel 2023. Siamo ormai entrati in una nuova era caratterizzata dalla presenza di continui incendi boschivi di dimensioni enormi, come dimostra la stagione degli incendi presente in Canada. Questo tipo di eventi, secondo gli scienziati che hanno stilato l’articolo, stanno ad indicare un punto di non ritorno per il nostro Pianeta e di conseguenza per tutta la popolazione mondiale. Si sta avvicinando il cosiddetto regime di fuoco.
Il co-autore dello studio nonché professore di silvicoltura presso l’Università Statale dell’Oregon, William Ripple, ha messo in evidenza come i “modelli” attualmente in uso sono profondamente allarmanti. Il professore ha espresso la sua preoccupazione verso l’insufficiente progresso compiuto dall’umanità nella lotta al cambiamento climatico. La colpa ormai non ricade più solo sull’industria dei combustibili fossili. Queste infatti sono altamente inquinanti, ma ormai non sono l’unica cosa preoccupante nella società moderna. Inoltre, la colpa ricade necessariamente anche sui rappresentati governativi che sovvenzionano questo tipo di industria e non fa niente per diminuire le emissioni inquinanti.
Nel giro di un anno, dal 2021 al 2022, le sovvenzioni ai combustibili fossili sono raddoppiate e sono passate da 531 miliardi di dollari a poco più di un trilione di dollari e questo solo negli Stati Uniti. Questi dati allarmanti devono essere una spinta verso il cambiamento al fine di recuperare punti nei confronti dell’emergenza climatica. Questa, infatti, deve essere considerata non più come un problema isolato, ma come una minaccia esistenziale e sistemica.