L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha recentemente approvato i risultati delle attività di vigilanza su un secondo gruppo di centrali locali in rame gestite da Tim. Questo fa parte di un piano più ampio proposto da Tim nel 2017 per il decommissioning progressivo della sua rete di accesso in rame. Il piano prevede la chiusura di circa 6.000 delle 10.000 centrali di accesso esistenti. Le verifiche hanno confermato che 1.342 di queste strutture soddisfano i requisiti di copertura NGA e di percentuale di migrazione dei clienti dalla rete in rame alla fibra ottica, come previsto dalla regolamentazione vigente.
TIM: addio rame?
Per i clienti finali, questo significa che continueranno ad avere accesso ai servizi di rete fissa, ma saranno gradualmente migrati verso la nuova rete in fibra ottica. La maggior parte sarà trasferita su una rete mista fibra-rame (Fiber to the Cabinet o FtTC), mentre una minoranza sarà spostata su una rete mista fibra-wireless (Fixed Wireless Access). Questo processo di migrazione tecnica avrà una durata di circa 12 mesi, a partire dalla data di preavviso fornita per l’inizio della migrazione forzata.
È importante sottolineare che il decommissioning avrà anche un impatto sugli operatori di telecomunicazioni alternativi che acquistano servizi all’ingrosso da Tim. Per questo motivo, l’AGCOM ha coordinato discussioni tra tutti gli operatori di mercato per identificare le soluzioni tecnologiche più efficaci per una migrazione efficiente sia dei servizi al dettaglio che all’ingrosso verso la nuova rete.
Tuttavia, la decisione dell’AGCOM non è stata unanime. La Commissaria Elisa Giomi ha espresso un voto contrario, sottolineando le preoccupazioni riguardo l’impatto della chiusura delle centrali sugli investimenti fatti da altri operatori per raggiungere quelle specifiche centrali. Giomi ha anche evidenziato che la chiusura delle centrali sarebbe giustificata solo se l’intera rete in rame venisse eliminata da un’area geografica specifica. Altrimenti, il danno alla concorrenza potrebbe essere maggiore rispetto ai benefici in termini di riduzione dei costi per Tim.
Inoltre, Giomi ha messo in luce un potenziale paradosso: la chiusura delle centrali potrebbe essere giustificata dalla necessità di passare dalla tecnologia in rame a quella in fibra o wireless, ma gran parte della copertura di un’area potrebbe ancora dipendere dai vecchi cavi in rame. Questo solleva questioni importanti sulla necessità di ulteriori verifiche per evitare errori nel processo di decommissioning e migrazione.