L’attenzione crescente del pubblico sui valori SAR (Specific Absorption Rate) è stata catalizzata dai recenti eventi che hanno coinvolto l’iPhone 12. Il SAR è un indice rappresenta il tasso di assorbimento specifico ottenuto misurando la percentuale di energia elettromagnetica prodotta dagli smartphone assorbita dal nostro corpo. Imcoresearch ha pubblicato, proprio negli ultimi giorni, dei dati molto interessanti riguardo alle emissioni dei modelli provenienti da differenti case produttrici.
Per farvi comprendere meglio il tutto, è bene dire che l’Unione Europea ha stabilito un limite (consigliato) di 2 w/kg per dispositivo. Più si avvicina, o nel caso superi la soglia, più gli smartphone sono potenzialmente pericolosi.
I test per la valutazione del SAR degli smartphone vengono effettuati con i radiotrasmettitori configurati al massimo della potenza consentita dalle normative vigenti. Il valore viene poi misurato in tempo reale, seguendo precise regolamentazioni. La valutazione degli smartphone avviene attraverso “posizioni” che simulano l’uso a contatto con il busto e con le tempie, con una distanza pari a 5 mm.
Non tutti gli smartphone emettono radiazioni nella stessa quantità: ciò dipende da vari fattori, tra cui la posizione delle antenne, la ricezione e altri elementi del dispositivo. A tal proposito, sono stati recentemente pubblicati alcuni dati che riportano i valori SAR degli smartphone in commercio
, offrendo un’interessante panoramica sull’emissione di radiazioni dei vari modelli. Alcuni dei meno pericolosi sono risultati essereDopo aver incrociato le informazioni relative alle vendite annue ai prezzi medi al dettaglio per ogni modello, non sembra sia emersa alcuna correlazione significativa tra i valori SAR e il prezzo medio. Si può però notare una tendenza dei dispositivi meno costosi (e meno diffusi) ad avere valori SAR inferiori. Nonostante le innumerevoli teorie, non ci sono ancora certezze sui rischi possibili riguardanti queste esposizioni, ma possono comunque essere cancerogene. Alcuni studiosi italiani hanno sviluppato una teoria secondo il quale il troppo uso, unito alle onde non ionizzate, potrebbe addirittura essere una delle cause della comparsa del cancro in alcuni pazienti. L’unico suggerimento utile è non tenerli sempre incollati al corpo.