Il 3 novembre del 1957, il primo essere vivente ad aver raggiunto lo spazio, un cane di nome Laika, morì a bordo della capsula sovietica Sputnik 2. Ma perché si ideò tale missione “suicida”? Il successo del lancio del satellite Sputnik 1 nell’ottobre del 1957 fu un grande trionfo per l’Unione Sovietica. Tuttavia, sia l’URSS che gli Stati Uniti non mai testato il lancio di esseri viventi in orbita attorno al nostro pianeta. Con il timore della Guerra Fredda, anticipare l’avversario era di vitale importanza.
Per questo motivo, i sovietici costruirono un altro satellite, sia per celebrare il 40° anniversario della Rivoluzione d’ottobre del 1917 e sia per diventare i primi ad effettuare l’esperimento. Non è stato mai chiaro inizialmente il motivo per cui i sovietici scelsero un cane per questo test orribile. Per alcune fonti, i cani erano gli esseri che solitamente usavano per gli esperimenti sullo spazio. La verità ufficiale, tuttavia, venne poi svelata.
Un cane destinato a morire
Per le missioni furono selezionate tre cagnoline: Muschka, Albina e Laika. Scelsero esemplari femmina perché avevano bisogno di meno spazio per i propri bisogni. Un altro motivo era invece legato alla propaganda. Grazie alla loro fotogenicità, intelligenza e piccole dimensioni erano “adatte” ai luoghi angusti.
Durante la fase di addestramento, le tre cucciole furono abituate a dormire in spazi minuscoli, lasciandole rinchiuse anche per venti giorni in gabbie piccolissime. Le sottoposero a delle “centrifughe” per far vivere in anticipo la missione nello spazio. Delle vere e proprie torture crudeli. Lo Sputnik 2 con a bordo il cane fu lanciato il 3 novembre 1957. Nella navicella spaziale i sovietici avevano posizionato cibo e acqua in gel con l’intenzione di far sopravvivere Laika il più a lungo possibile. La versione ufficiale sosteneva che la cagnolina fosse vissuta in orbita per oltre 4 giorni. La realtà fu molto diversa: dopo circa sette ore già non si ricevettero più segnali di vita. Il suo destino era segnato, la capsula non era stata progettata per fare ritorno.
Laika era solo una randagia, in ricerca di una casa, di una famiglia e invece divenne l’ennesima vittima dell’essere più pericoloso di tutti: l’umano. Da allora cominciarono le prime proteste contro l’utilizzo degli animali nei test spaziali e non solo.