Questa tecnologia si chiama trattore elettrostatico ed è basato su un principio diverso da quello dei fasci di gravitoni che vengono utilizzati dalla flotta spaziale. Nonostante questa differenza, il sistema allo stesso modo manipola gli oggetti che si trovano a distanza nello Spazio. Ad idearlo è stato un gruppo di ricercatori della University of Colorado Boulder e ha il compito di ripulire l’orbita terrestre da tutti i rifiuti spaziali.
Per decenni l’uomo ha lanciato nello spazio sonde e stazioni spaziali senza preoccuparsi dei rifiuti che producono. Ora il problema dei rifiuti presenti in orbita intorno al nostro pianeta rischia di diventare un serio problema. Sono circa 11mila tonnellate la materia introdotta nell’orbita terrestre e molta di questa è rappresentata da satelliti ormai in disuso.
Questa “immondizia” spaziale, rende sempre più complessi i nuovi lanci e porta le agenzie spaziali a monitorare costantemente la situazione per evitare che i satelliti ancora funzionanti possano collidere con gli altri. Le previsioni affermano che nel 2030 saranno circa 1700 i lanci in un anno e questo porterà ad un aumento drammatico del fenomeno. Proprio per questo scienziati e ricercatori stanno ideando strumenti e tecnologie “fantascientifiche” per poter affrontare questa problematica.
Le agenzie spaziali, negli ultimi anni, hanno iniziato a preoccuparsi di prevenire per quanto possibile l’inquinamento spaziale. Ma questo non basta. Prevenire il suo peggioramento è un ottimo passo avanti, ma serve anche un modo per sgombrare le strada e ripulirla dai detriti. Ed è qui che entra in gioco il raggio traente. In Star Trek vengono utilizzati dei raggi di gravitoni per interagire con la materia e manipolando, in modo artificiale, anche con la gravità. Ovviamente, al momento, non è possibile nulla di simile, ma c’è un fenomeno fisico che permette in un certo senso di interagire con degli oggetti a distanza. Questo fenomeno è l’elettricità statica, l’accumulo di carica elettrica che se sfruttato nello Spazio può fare da base ad un dispositivo molto speciale.
L’idea dell’University of Colorado Boulder è quella di utilizzare un cannone elettronico, ovvero un emettitore di elettroni che riesce a caricare negativamente un oggetto anche se si trova a distanza. In questo modo sarà possibile manipolare questo oggetto sfruttando l’attrazione elettrostatica che viene generata con l’emettitore che invece viene caricato positivamente. Lo strumento in questione è stato definito trattore elettrostatico e se montato su una sonda potrebbe aiutare ad agganciare i satelliti da “rottamare” per spingerli verso le orbite più esterne dopo non rappresentano più un rischio per i satelliti ancora attivi.
Ovviamente, questo progetto non è facile da realizzare. L’attrazione elettrostatica emessa dal cannone è particolarmente debole e questo renderebbe i movimenti del raggio molto lenti. Questo significa che potrebbe volerci anche un mese per spostare un solo satellite.
Ci sono poi i problemi dovuti all’ambiente spaziale, che essendo ricco di particelle cariche, dovute dai venti solari, che potrebbero interferire con l’uso del cannone elettronico.
I ricercatori stanno cercando di risolvere anche queste sfide tecniche. Assicurano, inoltre, che l’obiettivo è raggiungibile, basta solo trovare i fondi necessari per riuscire a perfezionare il progetto ed iniziare a diffondere i primi prototipi. Non è stato stilato un preventivo effettivo ma la cifra potrebbe aggirarsi intorno ad una decina di milioni di dollari a prototipo. L’idea di base prevede la costruzione di due prototipi.