Il team dell’ETH di Zurigo in Svizzera è l’artefice e ideatore del progetto di questa mano robotica. Molto complessa da realizzare utilizzando una tecnologia che combina la stampa 3D con uno scanner laser e un meccanismo innovativo. Secondo i ricercatori, il metodo permetterà di costruire robot molto più complessi e durevoli.
“Non saremmo stati in grado di realizzare questa mano con i poliacrilati a polimerizzazione rapida che abbiamo utilizzato finora per la stampa 3D”, afferma Robert Katzschmann, professore di robotica all’ETH di Zurigo a capo della ricerca. Il progetto segna una svolta per la stampa 3D – con tutti i componenti della mano stampati simultaneamente anziché assemblati separatamente. Inoltre, nel campo della robotica morbida, poiché evita materiali come il metallo che vengono tipicamente utilizzati per costruire i robot.
“I robot realizzati con materiali morbidi, come la mano che abbiamo sviluppato, presentano vantaggi rispetto ai robot convenzionali realizzati in metallo”, spiega il professor Katzschmann. “Poiché sono morbidi, c’è meno rischio di lesioni quando lavorano con gli esseri umani e sono più adatti alla movimentazione di merci fragili.” Infatti, nonostante i significativi progressi compiuti dai robot industriali negli ultimi dieci anni, rappresentano ancora un rischio
considerevole per gli esseri umani che lavorano insieme a loro. Ad esempio, all’inizio di questo mese, un uomo sudcoreano è stato schiacciato a morte da una macchina che lo aveva scambiato per una scatola di verdure.La mano ottenuta con la stampante 3D è mostrata nel dettaglio in un articolo intitolato “Jetting controllato dalla visione per sistemi compositi e robot”, pubblicato mercoledì sulla rivista scientifica Nature. “Ricreare strutture e funzioni complesse degli organismi naturali in forma sintetica è un obiettivo da sempre fonte di ispirazione l’umanità”, osserva il documento. “Il nostro approccio fornisce un processo automatizzato, scalabile e ad alta produttività per produrre sistemi multimateriale funzionali e ad alta risoluzione”. Un primo passo verso un futuro non solo più robotico ma più funzionale, per rendere i robot più efficienti e meno pericolosi.