È ufficiale, il diritto alla riparazione si prepara ad essere adottato ufficialmente negli Stati Uniti e in tutta Europa.
Se il suo sviluppo avrà il successo sperato, esso avrà conseguenze significative sulla tecnologia, l’ambiente e le strategie aziendali.
La sfida non sarà di certo semplice, in quanto si tratta di sradicare abitudini di consumo già ampiamente adottate. Non solo dalle aziende ma dai consumatori stessi. Quest’ultimi, infatti, sono ormai abituati a sostituire i dispositivi tecnologici difettosi con altri sempre di nuovi, piuttosto che preoccuparsi di una loro eventuale riparazione e riutilizzo.
Il diritto alla riparazione è però la soluzione ideale per riuscire a combattere e prevenire il consumo eccessivo di dispositivi tecnologici che ogni anno contribuiscono a creare tonnellate di rifiuti particolari molto difficili da smaltire.
A tal proposito è importante agire su alcune pratiche che rendono la riparazione dei dispositivi elettronici un compito sempre più arduo. Stiamo parlando, per esempio, della pratica dell’obsolescenza programmata (parts pairing). Ovvero un fenomeno che riduce la durata media di vita delle tecnologie, creando cumuli di rifiuti elettronici.
Infatti, secondo alcune stime, solo nel 2020 sono stati prodotti circa 53 milioni di tonnellate di rifiuti.
Ecco la ragione per cui USA e l’UE, sperano che il diritto alla riparazione possa risolvere tutte queste problematiche.
California, Minnesota e New York hanno già riconosciuto il diritto alla riparazione come legge. Mentre, per quanto riguarda l’Unione Europea, si sta ancora lavorando per un accordo che coinvolga tutti gli stati membri. La strada sembra essere ancora lunga, ma almeno è quella giusta da percorrere.