Nella società occidentale, sin da bambini, ci viene inculcato che il modo di vivere al meglio la propria vita è guardare sempre al futuro e non soffermarsi mai sul passato.
Un bambino in età scolare vede come solo obiettivo quello di realizzarsi trovando un lavoro, una stabilità economica e la costruzione di una famiglia. E tutto ciò con il solo obiettivo di guardare verso il futuro.
Molte massime e aforismi occidentali, come: ‘Non siate l’effetto del vostro passato, ma la causa del vostro futuro!’ oppure ‘Se una nostalgia è da coltivare non è per il passato, ma per il futuro.’ sono scritti infatti per spronare ad avere una visione del tempo che fluisce dall’indietro verso l’avanti e ciò dal passato al presente.
Una nuova ricerca guidata da Ruth Ogden, professore di Psicologia del Tempo
della Liverpool John Moores University pone dei nuovi interrogativi sullo scorrere del tempo e scopre come spesso questa visione è influenzata dalla cultura.Infatti questa visione prettamente occidentale dello scorrere del tempo, che vede il futuro come qualcosa a cui approdare e il passato come qualcosa ormai archiviato, è profondamente differente in altre culture.
La concezione del tempo, come detto, risulta differente e opposta se si guarda ad altre culture che mettono invece davanti il passato e guardano indietro al futuro. Alcuni esempi di civiltà con questa visione sono i Darij provenienti dal Marocco, gli Aymara dalle Ande e alcune popolazioni del Vietnam.
Secondo queste culture il passato rimane una componente fondamentale per improntarsi al futuro grazie a tutto ciò è stato già imparato. Un insegnamento che probabilmente dovrebbe essere adottato anche dagli occidentali.