La testimonianza oculare, sebbene sia un elemento centrale nelle indagini criminali, presenta spesso problemi di affidabilità. Thomas Nyman, professore assistente alla New York University Shanghai, ha condotto una ricerca per esplorare i fattori che influenzano la capacità di un testimone di effettuare un’identificazione corretta. L’indagine ha analizzato l’impatto di vari elementi come la distanza, l’illuminazione e il mascheramento del viso nel momento in cui il testimone osserva l’autore del crimine.
Testimoni oculari: l’esperimento condotto
In uno studio svolto con 1.325 partecipanti al Heureka Science Centre in Finlandia, questi hanno osservato dei “criminali” che utilizzavano diversi metodi per coprire il volto, come cappucci o occhiali da sole. Dopo un periodo di osservazione di 20 secondi, è stato chiesto loro di identificare il “criminale” da un gruppo di otto persone.
I risultati dello studio hanno evidenziato che la distanza tra testimone e sospetto è stata il fattore più significativo nell’influenzare la capacità di identificazione. Era notevolmente più difficile identificare positivamente una persona osservata da una distanza superiore a 20 metri. Gli occhiali da sole hanno ridotto la capacità di identificazione, ma l’uso di un cappuccio non ha avuto un grande impatto.
Senza alcun mascheramento facciale, i testimoni potevano riconoscere un sospetto a 5 metri di distanza con una precisione del 69%, che però scendeva drasticamente al 17% a 20 metri. Con gli occhiali da sole indossati in pieno giorno, la precisione a 5 metri diminuiva al 32%. Interessante notare che al crepuscolo, con gli occhiali da sole, la precisione a 5 metri rimaneva simile (33%), ma crollava all’8% a 20 metri di distanza.
Sebbene questo studio non replichi esattamente uno scenario di crimine reale, solleva questioni rilevanti per la ricerca futura. L’obiettivo, come sottolineato da Nyman, è ridurre le identificazioni errate per proteggere le persone innocenti: “Se si possono escludere identificazioni inaffidabili, significherebbe che meno persone innocenti finiranno in prigione. E questo è l’obiettivo principale del progetto: cercare di proteggere le persone”.