HAARP, acronimo di High Frequency Active Auroral Research Program (Programma di ricerca attiva sulle aurore ad alta frequenza), è una struttura ubicata in Alaska composta da 180 antenne. Il suo scopo principale è studiare la ionosfera, una fascia dell’atmosfera che si estende dai 50 ai 1000 km e influisce sulle telecomunicazioni. Nonostante il suo scopo dichiarato, attorno ad HAARP si sono sviluppate numerose teorie complottistiche che attribuiscono all’impianto poteri straordinari e, talvolta, inquietanti. C’è chi crede che sia capace di provocare addirittura terremoti.
L’urlo al complotto
In alcune teorie del complotto, si sostiene che le onde generate da HAARP possano interferire con le onde cerebrali, aprendo la porta al controllo delle nostre menti. Le onde HAARP interagiscono con gli elettroni e gli ioni presenti nella ionosfera, ma il nostro cervello non è composto da elettroni liberi né contiene plasma. Pertanto, non esiste un meccanismo attraverso il quale le onde radio di HAARP possano influenzare il nostro cervello. Il solo riscontro biologico che gli scienziati hanno individuato nelle onde è rapporto del loro calore sui tessuti corporei. Questo potrebbe essere rilevante solo se le onde prodotte dal sistema fossero estremamente potenti e la loro fonte fosse nelle vicinanze corpo (cosa che non accade).
Una volta che le onde di HAARP raggiungono la terra, il loro impatto è limitato e ben lontano dalle supposizioni che suggeriscono effetti catastrofici come terremoti indotti. Per comprendere appieno cosa accade, esaminiamo il percorso di queste onde e la loro capacità di penetrare nella superficie. Questa profondità minima spiega perché il sistema non può essere coinvolto nella provocazione di terremoti. Gli ipocentri dei terremoti si trovano spesso a diversi chilometri di profondità.
A cosa serve davvero Haarp
Nella vastità della ionosfera, un intricato mare di particelle cariche noto come plasma può influenzare le telecomunicazioni interagendo con le onde radio. È in questo scenario che HAARP gioca un ruolo cruciale. Il progetto si propone appunto di studiare la ionosfera “sfidandola” con alcune onde per osservare le sue reazioni, contribuendo così a migliorare le comunicazioni.
Grazie alla presenza del plasma, che funge da una sorta di specchio naturale, queste onde vengono “rifratte progressivamente” verso il suolo. Di conseguenza, la potenza delle onde si attesta tra 0,03 e 0,08 W/m2, equivalente a una lampadina da frigorifero posta a circa 5,5 metri di distanza. In termini semplici, l’impatto è estremamente limitato e non rappresenta certo un’arma di distruzione.