Questa decisione è stata ampiamente attribuita al caos interno che ha colpito OpenAI nelle ultime settimane. Un evento chiave che ha contribuito a questo scenario è stato il repentino licenziamento e la successiva riassunzione dell’amministratore delegato, Sam Altman. Questo brusco cambio di leadership ha indubbiamente generato turbolenze e incertezze all’interno dell’organizzazione, potenzialmente rallentando i piani di sviluppo e lancio del GPT Store.
Per comprendere appieno il contesto, è importante notare che da diversi mesi gli utenti abbonati alle versioni Plus e Enterprise di ChatGPT hanno potuto sfruttare la funzionalità di personalizzazione del chatbot. Questa caratteristica permette agli utenti di modificare il comportamento del bot senza richiedere competenze di programmazione avanzate. Basta indicare all’intelligenza artificiale cosa si desidera, e il sistema si occupa autonomamente di generare il codice necessario per implementare le modifiche richieste.
Il GPT Store, concepito come un marketplace dedicato a ospitare le versioni ottimizzate di questi chatbot personalizzati, dovrebbe rappresentare un luogo centralizzato in cui gli sviluppatori verificati possono condividere le proprie creazioni con un vasto pubblico. Tuttavia, al momento, queste personalizzazioni possono essere solamente scambiate attraverso link, e il lancio del GPT Store rappresenterebbe un passo avanti fondamentale nel rendere più accessibili e fruibili queste creazioni.
È importante sottolineare che la decisione di ritardare il lancio del GPT Store non è stata del tutto sorprendente, data la tensione esistente tra il consiglio di amministrazione di OpenAI e l’amministratore delegato Altman. L’acceso scontro tra le parti ha sicuramente distolto l’attenzione e le risorse necessarie per garantire una pianificazione e un lancio senza intoppi del servizio.
Il comunicato ufficiale è stato inviato da OpenAI agli utenti e agli sviluppatori di ChatGPT. La breve dichiarazione non fornisce dettagli specifici sugli imprevisti in questione, alimentando la curiosità e la speculazione tra la community degli sviluppatori e gli utenti affezionati a ChatGPT.