Una dinamica importante che tutte le aziende produttrici di smartphone e chip informatici si trovano a dover affrontare ogni giorno è costituita senza alcun dubbio dalla minaccia informatica legata agli attacchi hacker o ai malwares, ogni azienda è infatti costretta a dover instaurare misure di sicurezza decisamente corpose e profonde per garantire la protezione dei propri chip e dei propri sistemi operativi.
All’interno di questo contesto una delle maggiori realtà è senza alcun dubbio Apple, quest’ultima ha infatti sempre avuto un occhio di riguardo verso la sicurezza delle proprie componenti ed è per questo che non ha mai badato a spese per cercare di garantire la miglior tutela possibile di tutti i dati che circolano sui propri chip.
Attacchi hacking avanzati
Per riuscire a garantire la miglior protezione possibile ai propri chip e i propri sistemi Apple ogni anno dunque li mette a dura prova sottoponendoli a pesantissimi e profondi attacchi hacker che servono appunto attestare la sicurezza sia hardware che software dei chip di sua produzione, tutto ciò avviene in un laboratorio segreto a Parigi all’interno della quale ingegneri scelti da parte di Apple mettono sotto sforzo tutte le componenti possibili attraverso tecniche complesse che mirano a testarne la sicurezza.
Si tratta di un lavoro difficile e soprattutto molto oneroso in termini economici ma necessario dal momento che ad esempio gli attacchi Side Channel si sono molto diffusi negli ultimi tempi, questi ultimi mirano ad analizzare le variazioni di comportamento dei chip in modo da poter estrapolare dati sensibili elaborando uno schema di comportamento dei chip stessi.
In tutto ciò proprio per tutelare la sicurezza Apple nel 2022 ha introdotto appositamente la Lockdown Mode una novità che mirava ad assicurare una protezione estrema e attivabile opzionalmente in caso di necessità, quest’ultima impedisce l’esecuzione di varie attività che possono rappresentare un pericolo per la sicurezza, inibiva ad esempio le chiamate FaceTime da parte di sconosciuti, l’apertura di allegati e molte altre funzionalità che appunto potevano mettere in luce i dati sensibili della vittima.