Per oltre un secolo, la scienza ha creduto che le vescicole, o cellule vescicolari epidermiche (EBCs), presenti su piante robuste come la quinoa, avessero il compito di proteggerle da pericoli come la siccità e il sale. Una recente ricerca, tuttavia, ha svelato una realtà sorprendentemente diversa. Le vescicole sono quelle che troviamo sulla superficie delle foglie, le piccole gocce che ci sembrano fatte di semplice acqua.
Il team di ricerca, guidato dal biologo Max Moog dell’Università di Copenhagen, ha condotto esperimenti su piante di quinoa e su altre modificate geneticamente, prive delle usuali vescicole. Contrariamente alle aspettative, hanno scoperto che queste ultime modificate resistevano bene alle condizioni ambientali non favorevoli. Tuttavia, erano notevolmente più suscettibili agli attacchi di piccoli insetti rispetto alle piante con vescicole.
Le vescicole sono strutture cellulari presenti all’interno delle piante, svolgendo diverse funzioni cruciali per il loro sviluppo e il loro funzionamento. Queste piccole sacche o cavità possono essere trovate in vari tessuti e organi vegetali, contribuendo al trasporto di sostanze, alla riserva di nutrienti e alla regolazione della pressione osmotica.
L’analisi recente ha rivelato che le vescicole contengono acido ossalico, tossico per molte specie di parassiti, ma non hanno più sale
Si ipotizza, grazie a questo esperimento rivoluzionario, che le vescicole proteggano le piante coprendo gli stomi sulle foglie, che rappresentano spesso il punto d’ingresso per i batteri. La persistenza di un’ipotesi errata per così tanto tempo potrebbe essere attribuita a supposizioni basate su specie di piante simili o meccanismi comuni alle EBCs. C’è anche da considerare che i progressi nelle tecniche di ricerca e nei metodi di analisi hanno contribuito a questa scoperta.
Questa rivelazione è di fondamentale importanza per lo sviluppo di piante resistenti come, appunto la quinoa, in un mondo con un clima in costante cambiamento e non più tanto favorevole. La ricerca, pubblicata su Current Biology, contribuirà ad una coltivazione in grado di difendersi autonomamente da molteplici minacce, evitando l’utilizzo di pesticidi dannosi per la vegetazione e per l’ambiente.