Gli astronomi di tutto il mondo sono in fermento a causa di un mistero cosmico che coinvolge un buco nero nella galassia GN-z11. Questa galassia, una delle più lontane dalla Terra e più piccole della Via Lattea, ospita proprio un buco nero insolitamente grande, con una massa di 1,6 milioni di volte quella del nostro Sole. Ciò che rende questo fenomeno straordinario è la sua rapida crescita, apparentemente incontrollata, che continua a inghiottire la materia circostante.
Il telescopio spaziale James Webb, gestito congiuntamente dalla NASA, dall’Agenzia Spaziale Europea e da quella Canadese, ha giocato un ruolo chiave nella scoperta di questo misterioso buco nero. Coordinata dall’Università di Cambridge nel Regno Unito e condotta in collaborazione con la Scuola Normale Superiore di Pisa, la ricerca ha pubblicato i risultati su arXiv, una piattaforma per articoli scientifici ancora in fase di revisione.
I ricercatori hanno identificato questo buco nero come particolare rispetto ai soliti a causa della sua dimensione e della sua rapida crescita. Pare che la sua formazione sia avvenuta solamente 420 milioni di anni dopo il Big Bang, quando l’universo aveva solo il 3% della sua età attuale.
Gli astronomi sono perplessi poiché un buco nero che ha raggiunto tali dimensioni è davvero un mistero. Tre teorie
sono state proposte per spiegare questo fenomeno. La prima teoria suggerisce che esso potrebbe essersi formato durante il Big Bang, quando la materia era sottoposta a densità estreme e fluttuazioni continue.Una seconda ipotesi suggerisce che il buco nero potrebbe invece aver saltato le fasi tradizionali di crescita, diventando rapidamente maturo, anziché attraversare gradualmente le fasi di sviluppo. L’ultima ipotesi suggerisce che i buchi neri potrebbero essere in grado di aumentare la loro massa in modo molto più veloce di quanto si pensasse in precedenza.
Roberto Maiolino, ricercatore italiano dell’Università di Cambridge, ha guidato lo studio e suggerisce che la chiave per comprendere questo mistero. Da esso potrebbe derivare dalla ricerca di altri buchi neri progenitori supermassicci, nati prima delle stelle.
Il telescopio ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO (European Southern Observatory) in costruzione nel deserto di Atacama, Cile, potrebbe fornire ulteriori informazioni grazie al suo specchio cinque volte più grande di quello del telescopio Webb, consentendo osservazioni ancora più dettagliate. Maiolino rassicura che la Terra non è in pericolo. La ricerca continua mentre gli scienziati cercano di svelare i segreti di questo buco nero fuori dagli schemi e delle forze che guidano la sua straordinaria crescita.