Negli ultimi giorni, il Parlamento Europeo ha preso una decisione di rilievo votando a favore dello stop al geoblocking. Questa risoluzione, sebbene accolga il principio di eliminare il geoblocking, include alcune valutazioni aggiuntive volte a comprendere appieno l’impatto che tale misura potrebbe avere su specifici settori. A tal proposito, Luigi De Siervo, amministratore delegato della Lega Serie A, in riferimento a tale misura ha lanciato un’allerta preoccupante su un possibile impatto negativo.
Allarme lanciato per i costi della Serie A
De Siervo ha espresso la sua soddisfazione per l’esito della votazione, ritenendo che il Parlamento abbia riconosciuto la peculiarità dei servizi audiovisivi e i possibili problemi che potrebbero emergere con la presenza del geoblocking. L’AD ha sottolineato, infatti, che il rapporto tra geoblocking e questo tipo di servizi è fondamentale per evitare che possa verificarsi un aumento significativo dei prezzi per i consumatori. Uno scenario simile, inoltre, potrebbe condurre anche ad una significativa diminuzione degli investimenti e dunque una situazione critica generale per tutto il settore. E non solo. Infatti, la cancellazione del geoblocking potrebbe portare anche al rischio di riduzione dei canali di distribuzione di contenuti.
Il dirigente della Serie A ha messo in evidenza il riconoscimento da parte del Parlamento della funzione cruciale del geoblocking per i prodotti coperti da copyright. A tal proposito, De Siervo ha evidenziato come il mantenimento del geoblocking rappresenti uno dei principali strumenti necessari per poter garantire la diversità culturale nel settore.
La votazione del Parlamento Europeo ha, inoltre, sottolineato l’urgenza di riesaminare le attuali norme sul geoblocking, proprio e specialmente per il settore audiovisivo. Per il momento, è stato deciso che la situazione attuale rimarrà invariata almeno fino al 2025. Questo prolungato periodo di status quo potrebbe permettere una più approfondita riflessione sulle implicazioni del geoblocking e consentire ulteriori valutazioni sull’impatto specifico per le diverse industrie.
Secondo quanto riportato, è evidente che la decisione del Parlamento Europeo suscita una serie di interrogativi e dubbi, sia riguardo agli aspetti economici che a quelli culturali. Resta da vedere come i vari attori coinvolti, dalle aziende audiovisive ai consumatori, si adatteranno a questo nuovo scenario e come le normative evolveranno nel corso degli anni, considerando le dinamiche complesse di questo cambiamento.