Il processo coinvolge l’uso di onde EEG grezze, registrate attraverso un casco non invasivo che monitora l’attività cerebrale tramite elettroencefalogramma. Questo approccio è notevolmente più semplice rispetto a metodi attualmente esistenti che sono più invasivi e complessi, rendendolo accessibile e pratico per tutti gli utenti. Durante la presentazione alla conferenza, i partecipanti leggevano silenziosamente un testo, e DeWave proiettava le parole corrispondenti su uno schermo, ottenendo in questo modo una traduzione diretta dai pensieri alla lingua.
La chiave di questa particolare metodologia sembra essere la sua semplicità, anche se questa comporta un segnale leggermente più rumoroso rispetto a quello delle tecniche più avanzate. I ricercatori hanno utilizzato l’algoritmo BLEU
per valutare l’efficacia della traduzione. Questo algoritmo misura la somiglianza tra un testo originale e un output tradotto automaticamente, con punteggi compresi tra 0 e 1. La trascrizione ottenuta con DeWave ha ottenuto un punteggio di 0,4. Inoltre, è interessante notare che il modello ha dimostrato una maggiore efficacia nel corrispondere i verbi rispetto ai sostantivi.Il professore Ching-Ten Lin, direttore del Centro HAI GrapheneX-UTS, ha sottolineato l’importanza di questo lavoro come un passo pionieristico nella traduzione diretta delle onde cerebrali nel linguaggio. L’entusiasmo suscitato dalla presentazione però si accompagna a una consapevolezza dei limiti attuali della tecnologia. La strada verso la traduzione diretta dei pensieri è ancora lunga, ma la ricerca dimostra che stiamo progredendo costantemente in questo ambito.
L’idea di tradurre il pensiero in parole è affascinante, rimane aperta però la questione sulla reale fattibilità e precisione di tale tecnologia. Il lavoro svolto dal team di ricerca rappresenta sicuramente un passo avanti, ma occorrerà ulteriore sviluppo e perfezionamento per rendere questa visione una realtà pratica e concreta.