THE EXIT 8: il nuovo horror diventato virale è da provare! Nel maggio del 2019, un’immagine pubblicata su 4chan ha dato inizio a un fenomeno che avrebbe catturato l’attenzione del pubblico: le backrooms, un intricato labirinto di stanze vuote emerse dal vasto mondo delle creepy pasta. Questi sono racconti dell’orrore, anonimi e brevi, diffusi su internet attraverso siti, blog e forum. Tre anni più tardi, Kane Pixels, un utente di YouTube, ha portato le backrooms alla vita con un cortometraggio intitolato “The Backrooms”, rievocando l’atmosfera spettrale delle stanze originariamente condivise su 4chan.

Questo fenomeno ha aperto la strada a un’altra esperienza inquietante: The Exit 8, un videogioco giapponese sviluppato da Kotake Create. Ambientato in un’apparentemente normale stazione, il gioco si svolge nei corridoi infestati da presenze maligne chiamate anomalie. La missione del giocatore è semplice: raggiungere l’uscita numero 8. Ci sono tre regole fondamentali da seguire: non fissare le anomalie, tornare indietro se individuate un’anomalia, e procedere avanti se non se ne individua nessuna. Il mancato rispetto di queste regole comporta il ritorno al punto di partenza, rendendo il gioco un’esperienza angosciante.

The Exit 8: un horror da non perdere

La forza di The Exit 8 nel generare sensazioni disturbanti risiede nel suo comparto tecnico ai limiti del fotorealismo. Questo permette al gioco di sfruttare l‘Uncanny Valley, un concetto che descrive il disagio provocato dall’osservare oggetti artificiali che somigliano troppo alla realtà. Quando la grafica è quasi indistinguibile dalla realtà, il nostro cervello si imbatte in una sfida nel processare l’informazione, creando una sensazione di turbamento.

Oltre al fotorealismo, il gioco fa un uso intelligente degli spazi liminali, luoghi di transizione tra il “prima” e il “dopo”. Questi spazi, come i corridoi infiniti della stazione, generano un senso di inquietudine attraverso l’assenza o scarsità di oggetti d’arredamento, la ripetizione, il posizionamento casuale degli oggetti, la distorsione delle dimensioni e la distorsione controllata degli elementi ambientali. Questi elementi, insieme alla totale o parziale assenza di vita umana, contribuiscono a creare un’atmosfera “eerie”, un concetto definito dal filosofo Mark Fisher come un fallimento di assenza o presenza, dove qualcosa è fuori posto o manca dove dovrebbe esserci.

The Exit 8, in modo sorprendente, incarna i tratti del contemporaneo postmoderno con la sua assenza di storia o significati oggettivi e la ripetizione schematica di modelli estetici e culturali. Se cercate un’opera breve ma capace di suscitare sensazioni profonde, The Exit 8 è il gioco che fa per voi. Se anche cercate un’esperienza horror pura, rimarrete comunque soddisfatti dall’inquietante atmosfera che il gioco è in grado di creare.

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