Il furto di energia elettrica attraverso l’utilizzo di magneti sul contatore o altre forme di manomissione costituisce un reato grave, assimilabile a un furto, con conseguenze penali significative. Da allacci abusivi agli ingegnosi trucchi con calamite, gli stratagemmi per rubare energia sono molteplici e sempre più sofisticati.
In passato, i magneti venivano utilizzati su contatori meccanici per alterare il conteggio dei consumi. Con l’avanzare della tecnologia, i contatori elettronici sono diventati la norma, portando i “furbetti” a cercare nuove modalità di furto. Una di queste consiste nell’inserire resistenze per alterare l’intensità di corrente, ma apportare tali modifiche è complesso, poiché i moderni contatori sono dotati di sensori che segnalano eventuali manipolazioni.
Il magnetismo, invece, agisce dall’esterno e può bloccare il funzionamento del trasformatore all’interno del contatore. Molte versioni moderne però, hanno sensori che rilevano anomalie magnetiche, svelando immediatamente il tentativo di frode. Chi viene scoperto rischia sanzioni gravi
Le pene per il furto di energia elettrica attraverso la manomissione del contatore, variano da denunce civili da parte del fornitore con richieste di pagamento e risarcimento dei danni, fino a denunce penali. Il furto aggravato tramite magneti o altri mezzi fraudolenti può portare a una reclusione fino a 6 anni e multe significative.
È importante sottolineare che si tratta di un reato procedibile d’ufficio, anche se il cliente paga successivamente quanto richiesto dal fornitore. La violazione può comportare una probabile condanna, considerando il pagamento come ammissione di colpa.
In caso di sospetto furto, è consigliabile effettuare controlli sul contatore e, se confermato, denunciare immediatamente alle autorità competenti, evitando gravi conseguenze legali.