Si sono percepite un po’di turbolenze da parte della società che sviluppa ChatGpt. La causa che ha smosso le acque è stata la richiesta d’avvio di una class action da parte di due autori di saggistica. La richiesta accettata dal tribunale di Manhattan è stata fondata a causa del motore informatico dell’IA, pensando che per l’evoluzione di esso, sia stato utilizzato del materiale protetto dal diritto di autore.
Gli autori che hanno fatto valere maggiormente la loro parola sono stati Nicholas Basbanes e Nicholas Gage che, con l’aiuto delle altre richieste di indagini da parte di altri autori, hanno ottenuto l’accettazione della causa. Padri di opere molto famose hanno citato in causa il colosso informatico OpenIA, partendo dall’ideatore di “Il Trono di Spade” George R.R. Martin, alla comica Sarah Silverman, denunciando soprattutto il presunto addestramento dell’IA con le loro idee protette dal diritto d’autore. Da non sottovalutare anche la richiesta da parte del New York Times
di provvedere al giudizio dei proprietari di ChatGpt, con l’accusa del presunto utilizzo non autorizzato di alcuni loro articoli.
E’ stato sconvolgente ciò che ha detto l’avvocato degli ex giornalisti N. Basbanes e N. Gage, definendo il modo di operare delle aziende OpenIA e Microsoft come “oltraggioso”. “Tutto questo può alimentare l’avvio di un industria da oltre un miliardo di dollari”, definito dall’avvocato nell’ultima sessione ma, il fatto che accese maggiormente gli animi, stava nell’utilizzo degli articoli senza provvedere ad un pagamento per l’usofrutto.
Quindi i due vogliono “rappresentare una classe di scrittori il cui lavoro protetto da copyright è stato sistematicamente derubato”. Grazie a queste affermazioni, gli autori chiedono 150.000 dollari per il la violazione dell’opera e risarcimento danni, senza scordare un’ingiunzione permanente per il futuro.