L’evoluzione tecnologica, dalla nascita del primo telefonino Motorola nel 1973 allo smartphone moderno, ha trasformato i dispositivi mobili in strumenti indispensabili della nostra quotidianità, estendendo il loro uso ben oltre la semplice comunicazione. Tuttavia, questa onnipresenza degli smartphone ha portato anche a nuovi fenomeni psicologici, tra cui la sindrome da vibrazione fantasma.
Smartphone: come si manifesta la sindrome?
La sindrome da vibrazione fantasma (PVS) o la sindrome dello squillo fantasma (PRS) si manifesta con la percezione illusoria che il telefono stia vibrando o squillando quando, in realtà, non ci sono stimoli reali. Questo fenomeno, analogo alla sindrome dell’arto fantasma in cui si percepiscono sensazioni da arti amputati, rappresenta una sorta di allucinazione.
Nonostante non sia riconosciuta in manuali diagnostici come l’ICD-10 o il DSM-5, la sindrome ha attirato l’interesse di alcuni ricercatori che hanno identificato sintomi come ansia, allucinazioni, disturbi dell’umore e cognitivi. Il termine fu utilizzato per la prima volta nel 1996 dal fumettista Scott Adams e successivamente nel 2003 da Robert D. Jones, editorialista del New Pittsburgh Courier. La frequenza di utilizzo dello smartphone, il luogo dove viene conservato e la modalità di notifica (vibrazione o suoneria) sono alcuni dei fattori di rischio. La sindrome risulta più pronunciata in persone estroverse con forte bisogno di connessione sociale, chi soffre di nomofobia (paura di rimanere disconnessi dalla rete) e chi è dipendente dallo smartphone.
Sulle cause del fenomeno, le teorie variano dalla semplice rilevazione errata di stimoli (falsi positivi) a ricordi di esperienze passate scatenati da stimoli sensoriali simili, fino a possibili piccole scariche elettriche emesse dal telefono o al rilascio di dopamina causato dalle notifiche. Le misure preventive includono ridurre la dipendenza dagli smartphone, variare le modalità di notifica, cambiare la posizione del telefono e limitare l’uso della modalità vibrazione.