La fusione nucleare, diversa dalla fissione nucleare utilizzata nei reattori nucleari tradizionali, è la stessa reazione che alimenta le stelle, tra cui anche il nostro Sole. Si basa sulla fusione dei nuclei di due o più atomi, creando un nuovo elemento chimico e rilasciando energia. La sfida principale è vincere la repulsione elettromagnetica tra i nuclei, richiedendo enormi quantità di energia per avviare il processo, noto come ignizione.
Il reattore ITER utilizza un approccio innovativo. Una camera di 800 metri cubi contiene 2–3 grammi di combustibile, composto da deuterio e trizio, portato a temperature estreme. In questo ambiente, le particelle ad altissima velocità si combinano per formare una particella alfa e un neutrone, dando inizio a una reazione che genera più energia di quella immessa. Per confinare questa reazione, si utilizza un campo elettromagnetico a forma di “ciambella
” chiamato tokamak, derivato dall’acronimo russo per “camera toroidale con spire magnetiche“.Le particelle cariche vengono confinate dal campo elettromagnetico, mentre i neutroni altamente energetici sfuggono, colpendo la parete della camera e trasferendo il calore all’acqua che scorre dietro di essa. Questa acqua viene quindi trasformata in vapore, alimentando una turbina che genera energia elettrica. Il tokamak è una soluzione ingegnosa per controllare la fusione nucleare e sfruttarla a fini energetici.
Nonostante la sua importanza, il progetto ha subito ritardi, tra cui quelli causati dalla pandemia per il COVID–19. Inizialmente, si prevedeva l’avvio del primo plasma nel 2025 e la messa in funzione per il 2035, ma le date definitive sono ancora in sospeso.
Nonostante i ritardi e gli imprevisti, l’ITER rappresenta un passo cruciale verso la realizzazione di una fonte di energia pulita su vasta scala. Il suo successo potrebbe aprire la strada a future applicazioni industriali della fusione nucleare, contribuendo a soddisfare la crescente domanda di energia in modo sostenibile.