L’intelligenza artificiale (IA) potrebbe non minacciare rapidamente il lavoro umano come molti temono, afferma uno studio del MIT finanziato dal MIT-IBM Watson AI Lab. Secondo il rapporto, l’IA non ruberà il posto di lavoro a breve perché i costi associati sono troppo elevati. Basandosi su sondaggi online su 1.000 compiti assistiti dalla computer vision in 800 occupazioni negli Stati Uniti, il rapporto evidenzia che solo l’1,6% dei salari dei lavoratori potrebbe essere automatizzato a costi inferiori rispetto all’impiego umano.
La computer vision, capace di elaborare informazioni visive e digitali, può automatizzare solo il 23% dei compiti, rappresentando lo 0,4% dell’economia totale, risultando più economico alle aziende. Il rapporto sottolinea che ci vorranno decenni prima che l’IA diventi finanziariamente conveniente, con una prevista riduzione del 20% dei costi annuali.
Il documento non considera l’impatto dei grandi modelli linguistici come GPT di OpenAI
, ma sottolinea che la personalizzazione di sistemi di visione artificiale rimane costosa. Gli autori riflettono sulla possibilità che l’adozione di sistemi AI potrebbe accelerare con la diminuzione dei costi o l’accessibilità tramite piattaforme AI-as-a-service, ma avvertono sulle ripercussioni etiche.In termini occupazionali, il “Future of Jobs Report” del World Economic Forum prevede una crescita significativa degli specialisti di intelligenza artificiale entro il 2027. Nonostante le sfide, la digitalizzazione aziendale, con il 75% intenzionato ad adottare tecnologie come big data e cloud computing, avrà un impatto positivo sul mercato del lavoro.
Sebbene l’IA presenti costi proibitivi per la sostituzione massiva di lavoratori umani, la sua adozione crescente richiede un approccio ponderato, bilanciando l’innovazione tecnologica con le considerazioni etiche e sociali. La transizione verso un futuro con maggiore presenza di IA richiede un’impegno nell’adattare la forza lavoro e nel preservare i valori umani fondamentali.