Il cuore dell’innovazione risiede nel design bipedale del robot, che prende ispirazione dai precedenti robot bioibridi azionati da muscoli, ma ne supera le limitazioni riscontrate. Lo “scheletro” dell’automa è realizzato in silicone flessibile, dettaglio che gli permette di adattarsi agilmente ai movimenti dei muscoli a cui sono attaccate strisce di tessuto muscolare scheletrico coltivato in laboratorio.
Un aspetto chiave del funzionamento del robot è la sua capacità di “camminare” grazie alla stimolazione elettrica alternata sui tessuti muscolari. Il robot è in grado di muoversi con una velocità di 5,4 mm/min e di eseguire svolte di 90 gradi, dimostrando precisione nel fermarsi e girarsi. Le prestazioni attuali del robot sono promettenti, ma il team di ricerca sta già pianificando ulteriori miglioramenti. Si prevede di inserire elettrodi nel robot per aumentare l’efficienza e la velocità, oltre ad aggiungere articolazioni e tessuti muscolari più spessi per movimenti più complessi e potenti.
Ci sono sfide da affrontare prima di raggiungere il pieno potenziale. È necessario integrare un sistema di somministrazione di nutrienti per sostenere i tessuti viventi. Questi sono passi cruciali per potenziare il prototipo con ulteriori componenti biologici e renderlo più versatile in diverse situazioni ambientali.
Nonostante le sfide da affrontare, l’entusiasmo del team di ricerca è palpabile. Questi piccoli ma significativi passi avanti aprono nuove frontiere nella robotica, con prospettive future che includono modelli bioibridi sempre più avanzati e versatili. Con ulteriori integrazioni e ottimizzazioni, potrebbero emergere applicazioni pratiche in settori come l’esplorazione subacquea, la ricerca scientifica e l’assistenza in ambienti difficili. Il futuro delle robotica bioibrida sembra sempre più promettente, e la comunità scientifica segue con interesse gli sviluppi di questa innovativa ricerca giapponese.