La domanda che da tempo si pongono gli utenti del Web riguarda la possibilità che lo smartphone ascolti le nostre conversazioni. Recentemente, la questione ha assunto una nuova sfumatura intrigante con l’introduzione del termine “ascolto attivo”. Nel dicembre del 2023, una società di marketing ha annunciato questo nuovo servizio che promette di raggiungere attivamente potenziali clienti durante le loro conversazioni quotidiane utilizzando dati vocali. Ma, diciamocelo francamente, quanto di tutto ciò è veramente possibile e etico?
In risposta all’annuncio, i colossi della tecnologia, come Google e Amazon, hanno respinto categoricamente l’idea di un “ascolto attivo”. Secondo Google, le applicazioni Android non possono registrare audio quando non vengono attivamente utilizzate e Amazon ha garantito che le registrazioni vocali sugli Echo non sono poi condivise con terze parti. Tuttavia, l’articolo di Stan Kaminsky, pubblicato il 16 gennaio 2024 sul suo blog ufficiale fornisce una prospettiva ulteriore su questa delicata questione.
Le teorie di Kaminsky sull’ascolto attivo degli smartphone e dei dispositivi
Kaminsky spiega che gli inserzionisti non stanno effettivamente origliando attraverso i nostri smartphone le conversazioni degli utenti, in quanto esistono metodi meno invasivi, ma altrettanto efficaci per indirizzare gli annunci. Secondo l’esperto, le aziende che promuovono l'”ascolto attivo” spesso rilasciano dichiarazioni prive di dettagli tecnici e, in molti casi, ritirano tali affermazioni.
Il post di Kaspersky sottolinea che i moderni sistemi operativi indicano sempre quando il microfono è in uso attraverso apposite icone, sia sullo smartphone che su altri device, rendendo difficile un “ascolto attivo” senza il consenso dell’utente. Inoltre, l’autore evidenzia che un tale ascolto costante richiederebbe notevoli risorse di batteria e dati dello smartphone, oltre a essere finanziariamente insostenibile.
Kaminsky smonta l’idea che analizzare costantemente milioni di flussi audio sia praticamente impossibile da un punto di vista tecnico ed economico. Chiarisce anche che, nel caso degli assistenti vocali come Alexa, i dati registrati e trasmessi al cloud riguardano solo le interazioni dirette con l’assistente, escludendo l’ascolto di conversazioni private. L’ascolto attivo proposto dalla società di marketing sembra più un mito che una realtà. Kaminsky suggerisce di evitare di alimentare paranoie infondate e di concentrarsi su fatti concreti e dettagli tecnici quando si tratta di questioni di privacy legate agli smartphone.