Il Regno Unito ha recentemente compiuto un notevole passo avanti nel campo della difesa militare attraverso il successo dei test della nuova arma laser ad alta potenza denominata “DragonFire“. Questa innovativa tecnologia si è dimostrata efficace nel neutralizzare droni durante il primo test sul campo, condotto al largo delle Ebridi, in Scozia.
L’importanza di questo sviluppo risiede nella sua capacità di fornire un’alternativa economica rispetto ai missili convenzionali, i quali possono comportare costi significativi, arrivando fino a 2 milioni di dollari per unità. Il governo britannico ha dichiarato che il costo operativo del DragonFire è inferiore a 10 sterline per colpo, confermando così la sua convenienza economica. Tale innovazione ha il potenziale per rivoluzionare il panorama bellico, riducendo la necessità di investire in munizioni costose e minimizzando il rischio di danni collaterali.
In arrivo una nuova arma laser
La peculiarità di questa arma laser risiede nella sua abilità di ingaggiare qualsiasi bersaglio visibile. Le armi laser anti–drone sono progettate con l’obiettivo di disabilitare o addirittura distruggere droni e missili subsonici con maggiore precisione e minori danni rispetto ai missili convenzionali. Paesi come Stati Uniti, Cina, Germania, Israele e Turchia hanno già sviluppato le loro versioni di questa tecnologia.
Nonostante gli innumerevoli vantaggi, ci sono anche alcune limitazioni legate allo sviluppo e alla diffusione di queste nuove armi laser. Una delle sfide principali nella realizzazione di queste armi è rappresentata dalla produzione di direttori di fascio, elementi chiave che guidano i colpi laser verso i bersagli. La loro portata più breve rispetto ai missili anti-drone convenzionali.
Inoltre, non sono in grado di erogare sufficiente potenza in modo rapido per abbattere oggetti ipersonici. La sintonizzazione precisa del laser è un altro aspetto critico, poiché un fascio troppo intenso può causare dispersione a causa delle interazioni con l’aria. Mentre un fascio troppo debole non riesce a influenzare il bersaglio. Condizioni meteorologiche avverse, come acque agitate, possono complicare ulteriormente l’utilizzo dell’arma laser, poiché gocce d’acqua possono assorbire o disperdere il fascio, riducendo l’efficacia dell’arma.
Queste sfide sono state sottolineate da Gianluca Sarri, professore di fisica e esperto di laser presso la Queen’s University Belfast. Sarri ha, inoltre, evidenziato che la precisione dell’arma in mare aperto rimane incerta. Nonostante queste limitazioni però, il successo dei test del DragonFire rappresenta un passo avanti significativo nel campo della tecnologia militare. Questi passi avanti promettono un futuro in cui le armi laser potrebbero svolgere un ruolo centrale nella difesa nazionale.