Dopo due mesi trascorsi dall’ultimo attacco hacker del gruppo russo Lockbit contro il fornitore Westpole, sono arrivati nuovi investimenti da parte di PA Digitale. Questi hanno rafforzato i sistemi di sicurezza al fine di garantire che episodi del genere non succedano più.
I dati sono inoltre stati trasferiti in un nuovo data center a Roma, c’è stato anche un aumento dei backup dei dati dati, avendone comunque di più rispetto a prima.
Sono stati oltre 1300 i clienti pubblici e 300.000 tra studi professionali ed imprese che sono stati coinvolti in questo ripristino. L’azienda si è poi congratulata con i clienti per aver collaborato in maniera operativa al fine di conseguire il risultato.
Questo è ciò che afferma Renato Trapattoni, attualmente CEO di PA Digitale:
“All’interno di un panorama geopolitico in cui la sfida si estende anche alla cybersicurezza nazionale, la solidità di un’azienda come la nostra non è solamente attribuibile alla prevenzione degli attacchi, ma anche a quella che è la rapidità con cui possiamo recuperare le informazioni e i database. Pertanto, desidero esprimere un apprezzamento pubblico per l’operato di tutte le persone che hanno lavorato con straordinaria dedizione e competenza per ripristinare la piena funzionalità del servizio
.”L’azienda conferma dunque quello che è stato annunciato prima da Westpole, ovvero che durante l’ultimo attacco di dicembre gli hacker non sono riusciti nel loro intento. Stando a quanto riportato infatti nessun dato sarebbe stato portato via dai criminali digitali.
Tutto parte ovviamente dall’attacco hacker che hanno subito i data center di Roma e Milano appartenenti a Westpole. Ricordiamo che questa azienda fornisce a PA Digitale dei servizi in cloud. In quel caso gli hacker hanno limitato l’accesso ai vari sistemi, riuscendo a criptare più di 1500 macchine virtuali. Tale azione portò alla totale indisponibilità di ogni servizio e dei dati di sistema. Chiaramente il tutto si riversò sui comuni, soprattutto quelli di dimensioni più esigue.