Secondo quanto emerso recentemente sull’argomento, Apple stessa ha integrato il termine “jailbreak” nelle istruzioni ufficiali del Security Research Device, nome con cui viene comunemente identificato l’iPhone modificato a fini di ricerca.
Questi iPhone modificati sono ovviamente molto rari, e rimane ancora poco chiaro quanti di essi siano in circolazione. La mancanza di esposizione pubblica da parte dell’azienda e dei ricercatori che li ricevono aggiunge un alone di mistero a questi dispositivi.
In un post condiviso da Gergely Kalman, un esperto di sicurezza, si legge: “Abbiamo semplificato l’esecuzione degli strumenti esistenti sul Security Research Device. Attraverso un sottosistema cryptex, è possibile caricare il proprio software
separatamente, che poi sarà eseguito con i privilegi della piattaforma insieme a tutti i diritti desiderati. Questo sistema permette al tutti i criteri di sicurezza di rimanere abilitati, così da fornire la flessibilità di un dispositivo jailbroken“.Inoltre, Kalman ha condiviso ulteriori informazioni rilevanti. Secondo quanto riportato da TechCrunch, il dispositivo ricevuto da Apple assomiglia a un normale iPhone 14 Pro, eccezion fatta per la visualizzazione della scritta “Security Research Device” quando è bloccato. Inoltre, la confezione del dispositivo presenta un’etichetta speciale con la dicitura “Non rimuovere” e “Proprietà di Apple Inc.”, insieme a un numero di serie univoco. Mentre sulla parte posteriore del dispositivo, è riportata la scritta “Proprietà di Apple. Riservato e proprietario. Chiama +1 877 595 1125″.
Questi, e pochi altri, sono i soli dettagli rilasciati su questi particolari dispositivi Apple. L’attenzione mediatica riservata al progetto ha portato alla ribalta un progetto originariamente concepito per contrastare la diffusione di prototipi di iPhone, noti come “dev–fused“. Questi sono potenzialmente pericolosi se acquistati da individui malintenzionati per rivenderli sul mercato clandestino.