In questa dinamica, emergono due categorie di gestori di rete mobile: i MNO, che possiedono sia le infrastrutture fisiche che le licenze di trasmissione, e gli MVNO, che noleggiano tali risorse dagli MNO per erogare i propri servizi. Questo modello consente agli MVNO di entrare nel mercato delle telecomunicazioni senza dover affrontare gli oneri finanziari e logistici
associati alla proprietà delle infrastrutture.Gli MVNO presentano però alcune limitazioni derivanti dalla loro dipendenza dagli MNO. Ad esempio, potrebbero subire restrizioni in termini di copertura di rete, tecnologia disponibile (come 4G o 5G), ampiezza di banda e funzionalità avanzate come l’eSIM o il Wi–Fi Calling. Questi compromessi sono spesso riflessi nei prezzi più competitivi offerti dagli MVNO rispetto ai loro equivalenti MNO.
Tra gli operatori MNO troviamo, i già citati TIM, Vodafone, WindTre e RFI (le Ferrovie italiane possiedono anche una propria infrastruttura di comunicazione per scopi tecnico-operativi). D’altra parte, tra gli MVNO più noti vi sono Kena Mobile (operato da TIM), ho.mobile (operato da Vodafone), Very Mobile (operato da WindTre), Poste Mobile (operato da Vodafone) e CoopVoce (operato da TIM).
Negli ultimi tempi, gli MVNO sono diventati una componente essenziale e complementare nel panorama delle telecomunicazioni, offrendo alternative competitive ai tradizionali operatori di rete mobile. Pur presentando alcune limitazioni, il loro modello di business innovativo ha contribuito a promuovere la concorrenza e a offrire maggiore scelta e convenienza agli utenti di telefonia mobile.