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Le falle del Piracy Shield esposte da una banale ricerca online

Il costoso impegno di Piracy Shield reso inutile dalle app pirata di Google Play

La lotta contro la pirateria è un impegno che richiede la collaborazione di tutti gli attori coinvolti. Il lancio del Piracy Shield, una piattaforma voluta dal Governo e attuata da AGCOM per eseguire blocchi rapidi machine-to-machine entro 30 minuti, ha suscitato dubbi sulla sua efficacia. La domenica scorsa, una semplice ricerca su Google ha svelato siti che offrivano link per la visione gratuita della partita, dimostrando che il Piracy Shield, da solo, non è sufficiente a contrastare la pirateria.

 

Il Piracy Shield e la sua odissea

In un’ironica torsione degli eventi, il lavoro di una piattaforma costosa e l’impegno di centinaia di piccoli provider nel conformarsi alle sue norme sono stati in parte vanificati da una delle azioni più comuni: una ricerca su Google. La paradossalità aumenta quando si considera che molte persone hanno probabilmente guardato le partite attraverso applicazioni pirata su smartphone Android, liberamente scaricabili dal Play Store di Google con un numero di download che supera le 400.000 installazioni.

Queste applicazioni, che consentono di vedere partite senza alcun costo, sono addirittura promosse dal motore di raccomandazione del Play Store, superando in visibilità addirittura servizi legali come DAZN per lo streaming di calcio. Tali applicazioni si avvalgono di pubblicità e pop-up per generare guadagni, eppure sono liberamente disponibili nel marketplace di Google.

Ciò solleva domande sulla validità del processo di approvazione delle app nel Play Store, considerando che queste applicazioni eludono in modo evidente le politiche anti-pirateria. Quando confrontato su questa questione, Google ha dichiarato che l’eliminazione delle app pirata avviene solo in risposta a segnalazioni, e una sola segnalazione spesso non è sufficiente.

 

Oltre i blocchi tecnologici

La reazione dell’Autorità è stata critica. Il Commissario AGCOM Massimiliano Capitanio ha sottolineato la necessità di un’alleanza per la legalità, ma ha anche espresso delusione riguardo alla mancata adozione di misure preventive da parte di Google. La legge antipirateria esiste, così come la piattaforma Piracy Shield, ma è evidente che serve un maggiore impegno da parte di tutti gli attori coinvolti.

Il Piracy Shield ha messo in luce la complessità della lotta contro la pirateria e ha evidenziato la necessità di un approccio olistico. Bloccare singoli DNS o IP potrebbe non essere sufficiente, e la collaborazione tra enti pubblici e privati, insieme a una maggiore responsabilità da parte delle piattaforme online, potrebbe essere la chiave per affrontare con successo questa sfida in evoluzione.

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Pubblicato da
Margherita Zichella