L’Autotune, rivoluzionario software per l’intonazione vocale, ha una storia intrigante che inizia nel campo della ricerca petrolifera. La sua evoluzione nel tempo ha trasformato il modo in cui percepiamo la musica, specialmente nella scena trap con artisti come Sfera Ebbasta e Travis Scott. Il suo inizio insolito è legato alla riflessione sismica impiegata per individuare giacimenti petroliferi.
Dal punto di vista tecnico, l’Autotune funziona intonando automaticamente la voce dei cantanti, regolando la frequenza per farla coincidere con le note desiderate. Può anche essere utilizzato per impostare una tonalità specifica, spezzettando la voce in componenti base, regolando le frequenze stonate e rimettendo insieme il risultato modificato.
Esistono due principali tipologie di Autotune: quello utilizzato in studio e quello impiegato dal vivo. L’Autotune dal vivo opera in tempo reale, fornendo correzioni istantanee durante le esibizioni. D’altro canto, l’Autotune in studio permette una maggiore precisione, consentendo la modifica manuale di ogni singola nota.
La sua rapida diffusione è stata alimentata non solo dalla sua efficienza ma anche dalla sua versatilità. Gli artisti possono personalizzare numerosi parametri, come la velocità di transizione tra le note, per ottenere effetti robotici o una voce più naturale.
La storia dell’Autotune inizia nel 1996 quando l’ingegnere Andy Hildebrand, coinvolto nella ricerca petrolifera, sviluppa uno strumento per migliorare la qualità dei dati sismici. Nel 1997, Hildebrand trasforma lo stesso principio in un dispositivo per correggere l’intonazione vocale. Da allora, l’Autotune è diventato una parte integrante della produzione musicale, con il singolo “Believe” di Cher del 1998 come punto di svolta.
L’Autotune, nato da esigenze apparentemente distanti come la ricerca petrolifera, ha permeato il panorama musicale, influenzando stili e generi. La sua capacità di modellare le voci ha sollevato dibattiti sulla sua influenza sull’autenticità artistica, evidenziando come gli sviluppi tecnologici possano plasmare in modo inaspettato l’arte e la creatività umana.